Un emergente uomo politico italiano in giro per l’Europa per accreditarsi fuori frontiera non rinuncia agli approcci populistici che oltre ad essere allarmistici, dimostrano una scarsa competenza delle problematiche affrontate.  Intervistato dal quotidiano spagnolo Abc, alla domanda:
“L’Europa dovrebbe preoccuparsi per la situazione del sistema finanziario Italiano?”
La risposta suona più o meno così: Abbiamo tutte le soluzioni per stabilizzare il sistema finanziario, ma è necessario un governo che abbia il coraggio di prendere posizioni per aiutare i risparmiatori e non i banchieri. Oggi vogliono creare il Fondo Atlante per cercare di salvare le banche. Noi vogliamo sapere e lo chiediamo al Ministro dell’Economia, Padoan, che tipo di denaro stanno usando: quello degli azionisti o i fondi pensione? Perché se si utilizza il denaro dei fondi pensione dei cittadini, il rischio è ancora più grande.
Nell’attesa che il ministro Padoan risponda già da subito è possibile affermare  che una cosa del genere non è possibile. Su questa risposta si possono fare almeno due considerazioni, la prima  sul linguaggio utilizzato, quello che ormai ordinariamente viene indicato come “populista”. La prima considerazione è che si accusa il governo di utilizzare i fondi della previdenza complementare per creare allarme sociale con il messaggio sottostante del tipo “noi non permetteremo mai una cosa del genere. La seconda considerazione è la mancata conoscenza dei meccanismi che regolano gli investimenti dei fondi pensione. Stando all’attuale legislazione in materia, il decreto legislativo al momento ancora vigente, il dlgsvo 252 del 2005 che disciplina la previdenza complementare, all’art’Art. 6 indica il regime delle prestazioni e modelli gestionali precisando  come deve essere investito il risparmio previdenziale raccolto. Il successivo  DM 166/2014,  pubblicato sulla GU n.264 del 13-11-2014 contiene  il “Regolamento sui criteri e limiti di investimento delle risorse dei fondi pensione e sulle regole in materia di conflitti di interesse “.
Se il patrimonio del sistema pensionistico obbligatorio è diventato una sorta di bancomat del governo, per la previdenza complementare questo non accade e non può accadere. In alcuni paesi europei, come l’Ungheria e la Polonia, le risorse della previdenza complementare sono state incamerate e il settore è stato assorbito dalla previdenza obbligatoria di quei paesi. In Italia non siamo ancora a questo punto.
I tentativi dell’esecutivo di indirizzare gli investimenti sono stati numerosi e anche legittimi, ma infruttuosi, proprio perché largamente aleatori e con scarse possibilità del cosiddetta “total capital return”. Ultimo in ordine di tempo, è l’istituzione del credito di imposta in favore di quei fondi che investono in opere infrastrutturali.
I fondi pensione investono le risorse sulla base di un documento pubblico di investimento. I soldi raccolti vengono portati ad una banca, scelta con una procedura pubblica, che si chiama banca depositaria. Il gestore finanziario, anch’esso scelto con una pubblica procedure, effettua gli investimenti sulla base delle indicazioni dei Consigli di amministrazione.
Ci sono stati dei tentativi di far investimenti nei cosiddetti “fondi di debito”, che potrebbe riguardare anche i fondi di cui si è fatto cenno all’inizio,  ma niente di concreto è stato fatto. Anche perché siffatti  investimenti non possono essere imposti. Sono i singoli fondi che determinano i propri asset.
Gli investimenti effettuati poi passano al vaglio della Covip , l’autorità indipendente di vigilanza sulla previdenza complementare che controlla occhiutamente tutto.
Ma poi al di là di questa fondamentale vigilanza di carattere formale e sostanziale comunque, bisogna ricordare che i Fondi pensione negoziali sono composti in maniera paritetica dai rappresentanti dei datori di lavoro e dal rappresentanti dei lavoratori. Questo dà la garanzia finale di una vigilanza continua e puntuale dal basso.
Il Fondo Cometa, tanto per citare uno dei maggiori fondi pensione italiani, con più di 400.000 aderenti, il fondo dei lavoratori metalmeccanici, non si presterebbe assolutamente ad una manovra del genere.