Lo stesso giorno dello “storico” incontro fra governo e sindacati, il presidente del Consiglio ha ritenuto di dover dire la sua attraverso Repubblica Tv. Come a dire che è vero che gli altri si incontrano e discutono, ma chi detta le cosa da fare e poi decide è lui. Altrimenti non si spiega l’intervento in contemporanea al disgelo con i sindacati. Ha pesato la manifestazione a Piazza del Popolo del 19 maggio 2016 gremita come un uovo da tutte le parti. Renzi avrà pensato come tutte quelle persone e i loro familiari sono cittadini che andranno a votare sia per le amministrative sia per il referendum costituzionale. A far promesse non costa nulla e poi si vedrà cosa si potrà fare con la prossima legge di stabilità, anche perché i segnali che arrivano dall’Istat sul primo trimestre sono raggelanti. La produzione crolla di nuovo, i consumi anche.
Secondo Renzi l’intervento principale da effettuare è quello sulle pensioni minime, «Sono troppo basse e valutiamo interventi» ha detto. Per queste si ipotizza l’estensione del bonus da 80 euro a una platea di oltre 2 milioni di pensionati. Ma per questa spesa servirebbero circa 2 miliardi di euro : Secondo Renzi. «In Italia si è concesso a troppe persone di andare in pensione troppo presto – ha spiegato il premier -. Oggi l’età si allunga, e la nuova legge prevede che tutti debbano andare col contributivo. Nel mezzo vanno trovate delle soluzioni che salvino i contributi ma diano la possibilità di dare a chi vuole la possibilità di andare in pensione prima». Obiettivo: arrivare a “soluzioni condivise” che restino però all’interno dei vincoli di bilancio che il Paese non può oltrepassare. E oltre alle pensioni, il governo ha messo sul tavolo  anche il giob act, linkando i due argomenti. Cioè l’uno dipende dall’altro.
Boeri che non era stato convocato alla riunione con i sindacati, un paio di giorni prima si è ripreso la scena allargando il suo campo d’azione all’Europa e lo fa con un articolo su La Stampa.
. La Comunità Europea deve intervenire con un forte rilancio del coordinamento sulle prestazioni sociali e le normative sul lavoro. Ad esempio, suggerisce Boeri,  creando un nuovo numero di previdenza sociale europeo, un identificativo di sicurezza sociale (Essin) che ricalcherebbe quello specifico del Paese e si collegherebbe ai codici fiscali nazionali. Chiede interventi che riportino equità e sostenibilità al welfare europeo, rilanciandone l’integrazione, superando quell’atteggiamento di “inazione” con cui, secondo l’economista, stanno trovando terreno fertile i populismi. “Se l’Ue sopravviverà come zona di libera mobilità, avrà bisogno di un rafforzamento dei suoi confini esterni, associato a una più rigorosa applicazione dei principi di assicurazione sociale all’interno. La creazione di un più stretto collegamento tra i benefici erogati e i contributi passati per i lavoratori che si sono trasferiti da un Paese all’altro sarà essenziale – scrive Boeri – per l’integrità a lungo termine del mercato comune del lavoro”.