Continua l’equivoco sulla pensione anticipata flessibile

Domenica scorsa il quotidiano La Repubblica ha messo in prima pagina le novità sulla riforma delle pensioni. Non mi è sembrato che la notizia sia stata riportata almeno con tale evidenza dagli altri organi di stampa in formato cartaceo. Come si sa on line si trova di tutto e di più. Ormai siamo in piena campagna elettorale ed i lavoratori dipendenti ed i pensionati sono determinanti nel decidere il risultato.
Secondo Valentina Conte e  Roberto Mania, forse imbeccati direttamente da palazzo Chigi, il governo ha preparato un pacchetto da due miliardi (esclusi eventuali interventi sui trattamenti minimi), con dentro sette misure:
1. l’Ape, l’acronimo dell’anticipo pensionistico,
2. l’estensione o il rafforzamento della quattordicesima per i pensionati;
3.  gli interventi per consentire l’uscita anticipata dal lavoro ai cosiddetti lavoratori precoci
4. Provvidenze per i lavoratori impegnati in attività usuranti;
5. la cancellazione delle penalizzazioni a carico di chi prima dei 62 anni può già ora, con più di 40 anni di versamenti, lasciare l’attività;
6. la no tax area per i pensionati;
7. la ricongiunzione gratuita  dei contributi versati in fondi distinti.
Domani riparte il confronto con i sindacati che si dovrebbe concludere con un accordo con Cgil, Cisl e Uil. Cosa auspicabile, ma non certa, forse qualcuno accetterà, qualche altro no, insomma fa parte del gioco democratico.
Repubblica sottolinea come “ Le pensioni sono materia socialmente incandescente, affidarla anche alle parti sociali significa ridurne le potenzialità di scontro”.
La maggiore novità riguarderebbe l’ape. Non nel senso auspicato da molti, cioè di passare ad una anticipazione pura e semplice sia pure con qualche penalizzazione, vedasi la proposta di Cesare Damiano, ma in una diversa modulazione della cessione del V° che i pensionati andrebbero a contrarre.
Perché l’Ape questo è un prestito a tasso agevolato, come le cessioni erogate dall’ex Inpdap e perfettamente funzionanti e che sono garantite dal tfr.
Secondo la nuova formulazione l’anticipo pensionistico, l’Ape, che il governo si appresta a varare, avrà la massima flessibilità. Il pensionando potrà cioè chiedere una sorta di preventivo all’Inps per calcolare le varie ipotesi quanto sarà la rata futura da restituire e soppesare così la convenienza al prestito previdenziale. Potrà ad esempio simulare un 50% di Ape e aggiungere un 20% di Rita (la previdenza integrativa per quei pochi che vi sono iscritti.
Il costo si aggirerebbe su  due miliardi: un miliardo per i pensionandi e un miliardo per i pensionati (non lontano dalle richieste dei sindacati pari a due miliardi e mezzo).
Anzi il governo addirittura sarebbe tentato di adottare un decreto legge solo per l’Ape mentre il resto verrebbe inserita nella legge di stabilità dopo l’eventuale placet di Bruxelles.
Tutti danno per scontato che i sindacati siano d’accordo. Ma è così?