Con il mese di settembre le vacanze estive, tranne una coda residua che dipenderà dal bel tempo, sono effettivamente finite. E’ passato del tempo dalla chiusura delle scuole che dava il via alle ferie. Prima l’esodo si concentrava ad  agosto con la chiusura delle grandi fabbriche fra Torino e Milano e il riversamento di milioni di concittadini sulle spiagge meridionali o nei paesi d’origine.
Quest’anno poi sembra che i paesi mediterranei abbiano fatto il pieno dei turisti, in primis la Grecia e la Spagna, poi l’Italia. A causa di prezzi più vantaggiosi, ma anche per l’assenza di fatti terroristici che hanno attirato turisti da altre mete più tradizionali, come la Francia per rimanere in Europa oppure l’Egitto.
Tuttavia, è opportuno  ricordare che il 39 per cento degli europei non si sono potuti  permettere di pagarsi almeno per una settimana di ferie lontano da casa.
Si tratta di una forma di privazione che viene presa in considerazione nel calcolo del indicatore del rischio di povertà ed esclusione sociale (AROPE) della UE .
Molti cittadini europei devono affrontare:
1 la  povertà economica  che riguarda la situazione di giovani e meno giovani europei,
l’occupazione dei loro genitori e la povertà infantile,
2 l’ampliarsi del lavoro flessibile o occasionale
3  le gravi indigenze economiche
Il terzo elemento  è un indicatore  assoluto del tenore di vita. Integra quello che misura a povertà relativa (persone con reddito disponibile inferiore al 60% del reddito medio del proprio paese).
Le stime annuali sul fenomeno della povertà in Italia sono effettuate in base a due misure distinte. La prima fa riferimento alla povertà relativa e si basa sul confronto tra le spese medie mensili per consumi delle famiglie. La seconda fa riferimento alla povertà assoluta valutata in relazione al valore monetario di un paniere di beni e servizi mensili. L’incidenza della povertà si misura in base al numero di famiglie (e relativi componenti) che presentano spese per consumi delle famiglie che l’Istat conduce annualmente. Essa è stata profondamente rinnovata nel 1997, cosicché si dispone di una serie storica omogenea solamente per l’ultimo triennio. Nel 2014 la spesa media procapite in Italia, utilizzata quale linea di povertà ISPL (International Standard of Poverty Line), è risultata pari a  823,45 euro mensili, rispetto a 814,55 euro nel 2013.
Se una famiglia di due persone spende mensilmente per consumi un importo pari o inferiore a questa cifra, viene considerata relativamente povera: analogamente per le famiglie formate da un numero diverso di componenti, una volta che sia stata determinata la corrispondente linea di povertà attraverso una “scala di equivalenza”. Per esempio, la linea di povertà relativa per una famiglia con un unico componente oggi risulta di 494,07 euro.
Una settimana di ferie lontano da casa è un indicatore del tenore di vita.
Altri elementi sono ad esempio la capacità di affrontare oneri finanziari imprevisti, per permettersi una lavatrice o una macchina, e la capacità di evitare gli arretrati nei pagamenti mutuo o affitto. Le forme più diffuse di deprivazione riguardano vacanze e la capacità di far fronte alle spese impreviste.
In tutti i paesi, vi è una grande variazione della quota di persone che non possono permettersi vacanze lontano da casa. Nei paesi nordici, il Lussemburgo, Paesi Bassi e Austria, meno del 20 per cento della popolazione non possono permettersi le ferie, mentre in Ungheria, Croazia e Romania ciò riguarda più del 60 per cento.
Holidays
Non a caso, le persone che sono a rischio di povertà  hanno anche più probabilità di non potersi permettere delle vacanze lontano da casa:
Il 70 per cento di chi non può permettersi vacanze è costituito da pensionati. Un dato che non può destare meraviglia, visto che solo in Italia il 39,1% percepisce una pensione inferiore a 500 euro mensile.