Nelle pieghe del confronto fra Governo e Sindacati sull’aggiustamento della legge sulle pensione e l’introduzione di un nuovo strumento finanziario qual è il prestito previdenziale, si è discusso sulla necessità di rilanciare la previdenza complementare che ad oggi è l’unico strumento per garantire un minimo di adeguatezza delle future pensioni senza gravare sul bilancio dello Stato.
Anche perché la previdenza complementare è stata tirata in ballo anche per favorire l’accesso anticipato al pensionamento con l’operazione fantasticamente chiamata Rita che ai meno giovani come me richiama alla mente la prosperosa Rita Haywhorth fantastica interprete del film in bianco e nero Gilda. Ma qui si divaga.
Una misura di anticipazione della pensione complementare già è prevista per i dipendenti pubblici che possono chiederla se hanno almeno 15 anni di iscrizione ad un fondo pensionistico. In tal caso l’anticipo può essere chiesto perfino 10 anni prima del limite di età della Fornero.
La legge sulla concorrenza , o meglio il disegno di legge, che dopo più di un anno dal suo varo dal Consiglio dei Ministri giace impantanata al Senato dal 15 ottobre 2015, fra un poco si festeggia un anno, prevede all’art 16 che “Le forme pensionistiche complementari prevedono che, in caso di cessazione dell’attività lavorativa che comporti l’inoccupazione per un periodo di tempo superiore a ventiquattro mesi, le prestazioni pensionistiche o parti di esse siano, su richiesta dell’aderente, consentite con un anticipo di cinque anni rispetto ai requisiti per l’accesso alle prestazioni nel regime obbligatorio di appartenenza e che in tal caso possano essere erogate, su richiesta dell’aderente, in forma di rendita temporanea, fino al conseguimento dei requisiti di accesso alle prestazioni nel regime obbligatorio. Gli statuti e i regolamenti delle forme pensionistiche complementari possono innalzare l’anticipo di cui al periodo precedente fino a un massimo di dieci anni».
La Rita, “Rendita integrativa temporanea anticipata” si ispira a questi precedenti e si dovrà definire una modalità che consenta che ha maturato un montante presso un fondo integrativo di prendere prima dell’età di pensionamento questo montante accumulato, volontariamente e nella misura scelta, per poter usufruire di una rendita temporanea per il periodo che manca alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia.
Questa rendita temporanea sarà soggetta a tassazione agevolata come per la rendita ordinaria.
Il governo non contento del flop del trattamento di fine rapporto in busta paga, la cui possibilità di richiederlo scadrà a giugno 2018, ci ritorna sopra e si impegna inoltre a definire strumenti di incentivazione fiscali finalizzati ad agevolare l’utilizzo volontario del Tfr accantonato presso l’impresa o di contributi aggiuntivi per accedere alle prestazioni anticipate di previdenza complementare.
Nella Fase due del confronto fra governo e Sindacati, fra l’altro, il confronto si svilupperà anche su possibili interventi sulla previdenza complementare per aumentare gli iscritti e favorire gli investimenti dei fondi pensione nell’economia reale, come se oggi fossero investiti nell’economia irreale.
In effetti la maggior parte degli investimenti dei fondi era orientata ai titoli di debito di Stato, italiani in particolare e per quelli nell’economia reale, all’estero. Dopo l’aumento della tassazione dei rendimenti finanziari dei fondi pensione dall’11% al 20% il governo emanò un provvedimento sul credito di imposta cui avrebbero avuto diritto i fondi che avessero investito appunto nell’economia reale, facendo un dettagliato elenco delle infrastrutture dove intervenire. Ma i risultati non sono stati soddisfacenti, anche in presenza di rendimenti zero dei tioli pubblici. Perché senza garanzie o senza fondi di garanzia nessuno si azzarda ad arrischiare i soldi dei lavoratori e fare la fine di Eron.
Proprio per questo sempre nel disegno sulla concorrenza il governo vuole mettere mano alla governace dei fondi, che finora hanno operato più che bene, pensando di obbligarli a mettere nei consigli di amministrazione dei tecnocrati, magari della Bocconi o della Banca d’Italia per poterli manovrare meglio.
In ultimo il governo si impegna a parificare la tassazione sulle prestazioni di previdenza complementare dei dipendenti pubblici a quelli privati.
Come si sa la rendita dei ministeriali è tassata con irpef ordinario, minimo il 23%, mentre la rendita dei lavoratori del settore privato è tassata con aliquota variabile che, a secondo degli anni di iscrizione al fondo, parte dal 15% e scende fino al 9%.
Se son rose fioriranno, spine a parte.