Senza immigrati l’Inps chiude

Martedì 4 luglio 2017, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha presentato il Rapporto annuale dell’Istituto. Sono intervenuti il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti e il Vicepresidente della Camera, Simone Baldelli.
Nella sua Relazione il Presidente dell’INPS ha evidenziato il nuovo ruolo che l’Istituto deve assumere in correlazione alla congiuntura economica che il Paese sta vivendo e ai possibili scenari futuri.
Proteggere nel cambiamento strutturale, rendere la mobilità meno socialmente costosa, riconsiderare i fenomeni migratori, rivalutare e sostenere la relazione positiva fra occupazione femminile e natalità, sono le sfide che dovranno essere affrontate nel medio lungo periodo.
Il Presidente Boeri ha rassicurato sulla sostenibilità del sistema previdenziale del nostro Paese, anche grazie all’uso efficiente della macchina INPS e a una complessa riforma organizzativa che ha spostato il baricentro della dirigenza sul territorio. L’Istituto nel 2016 è costato 3.660 milioni, a fronte di circa 440 miliardi di prestazioni erogate, contro i 4.531 del 2012, e con una perdita del 20% del personale. A dirlo è l’Inps nel suo rapporto annuale, in cui ha calcolato che se i flussi di entrata dovessero azzerarsi, avremmo per i prossimi 22 anni 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps: insomma, una manovra in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo. Per questo il presidente dell’Inps, Tito Boeri – pur «consapevole del fatto che l’integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi» – spiega che è necessario «avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno degli immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale». Gli immigrati che arrivano in Italia sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che comincia a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. Si tratta, ha calcolato l’istituto, di 150 mila contribuenti in più ogni anno. Numeri che compensano il continuo calo delle nascite, «la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico», spiega Boeri.
La decontribuzione per i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato, introdotta nel 2015, «ha avuto un successo notevole», scrive l’Inps: oltre 1,5 milioni di rapporti esonerati, oltre 500.000 imprese che vi hanno fatto ricorso. Ma i rapporti di lavoro attivati anche grazie alla decontribuzione sono risultati effimeri? Le attivazioni di rapporti a tempo indeterminato sono state 1,66 milioni nel 2014; nel 2015 sono aumentate di circa un milione e nel 2016 sono ritornate ad un valore prossimo (di poco superiore) a quello del 2014.  Solo il 50% dei lavoratori immigrati continua infatti a lavorare nella stessa provincia a distanza di quattro anni. La maggiore mobilità spiega perché questa categoria di lavoratori riesca a ridurre la propria distanza dalle retribuzioni degli italiani: «La mobilità paga», sottolinea il presidente dell’Inps.
Il reddito di inserimento, introdotto dal governo Gentiloni, «è un passo avanti rispetto alle tante misure parziali introdotte negli ultimi anni, ma è ancora una misura basata su condizioni categoriali arbitrarie», la presenza di un minore o di un disabile, di una donna in gravidanza o di un disoccupato over 55. Per Boeri queste condizioni «contribuiscono a contenere la spesa, ma possono finire per escludere molte persone bisognose di aiuto. L’obiettivo, invece, deve essere quello di offrire un sostegno a tutti quelli che hanno veramente bisogno». L’importo del Rei poi sembra «anche troppo basso: non potrà eccedere i 340 euro al mese per una persona sola, quando la corrispondente soglia Istat di povertà assoluta, anche al sud, è superiore ai 600 euro al mese».
Il presidente Boeri ha infine chiesto al parlamento di cambiare la denominazione dell’Inps, da Istituto nazionale della previdenza sociale in Istituto nazionale della protezione sociale.