Grandi investitori in fuga. Al sud solo il 2,7% dei patrimoni privati

La riscossa del Sud non può certo arrivare dal Reddito di cittadinanza. Ma dagli investimenti. Quelli che creano un volano fatto di posti di lavoro, di piccole e medie realtà imprenditoriali che nascono e prosperano intorno alle grandi opere. Solo che in Meridione le palanche pubbliche quando arrivano si polverizzano in sussidi, utili ad assicurarsi voti facili nel breve periodo ma non certo a dare un futuro a un territorio fin troppo martoriato dall’indifferenza, non certo a parole ma nei fatti, della politica. Evidentemente è una strategia che paga. Il problema vero, o meglio, aggiuntivo, è che anche i privati stanno alla larga dal Sud, quando si tratta di investire.
BRICIOLE AL SUD
L’ultima prova viene da un’elaborazione fatta da Scenari Immobiliari, una delle più autorevoli società di ricerca del Paese specializzata nel mattone. Secondo i dati forniti dal suo ufficio Studi, i grandi investitori immobiliari destinano da Roma in giù solo le briciole mentre concentrano tutta la loro potenza di fuoco al Nord.
Piove sul bagnato e non c’è da stupirsi. Assicurazioni, enti previdenziali, fondazioni bancarie, fondi pensione, società specializzate quotate, pur facendo affari e raccogliendo denaro, direttamente o attraverso le partecipate, anche al Sud, ne restituiscono sotto forma di investimenti nelle grandi proprietà immobiliari importi marginali. Quisquilie, direbbe Totò. Dei quasi 20 miliardi di euro che i grandi investitori hanno a bilancio sotto la voce proprietà immobiliari, 529 milioni hanno un indirizzo nel Mezzogiorno. Si tratta del 2,7% (due virgola sette!). Le società di investimento immobiliare quotate (Siiq) sono, ovviamente, le prime in classifica per patrimonio immobilizzato: 7,7 miliardi, di cui 246 milioni al Sud, il 3,2%.
Le assicurazioni hanno a bilancio 6,2 miliardi riconducibili al mattone, 110 milioni al Sud, l’1,8 per cento. Gli enti di previdenza privati dichiarano di aver scommesso 3,9 miliardi sui palazzi, ma solo 115 milioni dalla Campania in giù. Le fondazioni di origine bancaria sembrano essere tra i grandi investitori privati quelli più attenti al territorio meridionale seppure con numeri più modesti: del miliardo di euro con un tetto sopra la testa, 57 milioni si collocano in Meridione, il 5,5%.Non si tratta di una tendenza recente. La decisione di ignorare il Sud deriva da scelte aziendali che hanno decine di anni di storia. E in ogni caso ha motivazioni che coinvolgono la politica e le istituzioni nazionali e locali. Le quali non possono certo assolversi da pesanti responsabilità che hanno portato il territorio ad aumentare il divario che lo separa dal più ricco Settentrione.
fonte: il Quotidiano del Sud