Covip: presentata on line la relazione annuale sullo stato della previdenza complementare del 2019

La COVIP ha diffuso oggi sul proprio sito web la Relazione annuale sull’attività svolta nel 2019 e
sulla situazione dei settori di competenza, unitamente alle Considerazioni del Presidente, Mario
Padula.
Tenuto conto delle misure di protezione in atto per contenere l’emergenza sanitaria, in luogo della consueta lettura in pubblico delle Considerazioni del Presidente, la COVIP ha anche diffuso oggi, sempre sul proprio sito web, un video-messaggio contenente gli elementi salienti di tali
Considerazioni.
Oltre ad illustrare lo stato dei settori vigilati (fondi pensione e casse professionali) – le cui
risorse hanno complessivamente superato 270 miliardi di euro riguardando oltre dieci
milioni di soggetti tra iscritti e pensionati – il Presidente della COVIP si è soffermato sulle
prospettive evolutive di tali settori, anche alla luce dell’attuale situazione.

I FONDI PENSIONE
• L’offerta
Alla fine del 2019, i fondi pensione in Italia sono 380: 33 fondi negoziali, 41 fondi aperti, 70
piani individuali pensionistici (PIP), 235 fondi preesistenti, oltre a Fondinps in via di superamento.
Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema è in costante riduzione. Venti anni fa,
nel 1999, le forme operanti erano 739, quasi il doppio.
• Gli iscritti e le adesioni
Alla fine del 2019, il totale degli iscritti alla previdenza complementare è di circa 8,3 milioni,
in crescita del 4% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 31,4% sul totale
delle forze di lavoro.
Le posizioni in essere sono 9,1 milioni (inclusive di posizioni doppie o multiple, che fanno capo
allo stesso iscritto).
Gli iscritti ai PIP “nuovi” si attestano a 3,3 milioni, 3,1 milioni quelli ai fondi negoziali, oltre 1,5 milioni quelli ai fondi aperti e circa 600.000 quelli ai fondi preesistenti.
Gli uomini sono il 61,9% degli iscritti alla previdenza complementare (il 73,4% nei fondi negoziali), nel solco di quel gender gap che si è già manifestato negli anni scorsi. Si conferma anche un gap generazionale: la distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 52,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 29,5% ha almeno 55 anni.
Quanto all’area geografica, la maggior parte degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (57%).
• Risorse, contributi e prestazioni
A fine 2019, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano
a 185 miliardi di euro, in aumento del 10,7% rispetto all’anno precedente: un ammontare
pari al 10,4% del PIL e al 4,2% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
I contributi incassati nell’anno sono pari a 16,2 miliardi di euro: 5,3 miliardi ai fondi negoziali (+5,3%), 2,2 miliardi ai fondi aperti (+8,2%), 4,5 miliardi ai PIP nuovi (+4,9%) e 4,2 miliardi ai fondi preesistenti.
I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.700 euro nell’arco dell’anno. Il
26,4% del totale degli iscritti alla previdenza complementare (circa 2,2 milioni) non ha effettuato contribuzioni nel 2019. La metà di essi (1,1 milioni di iscritti) non versa contributi da almeno quattro anni. Su tale fenomeno, peraltro, incide in misura significativa il meccanismo delle adesioni contrattuali nei fondi negoziali, particolarmente con riguardo a settori, come quello edile, caratterizzati da elevata discontinuità occupazionale.
Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 8,4 miliardi di euro. Le
prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 3 miliardi di euro e in rendita per
circa 600 milioni di euro. I riscatti sono pari a 2,1 miliardi di euro e le anticipazioni a 2,3 miliardi di euro, in gran parte riferite a causali diverse dalle spese sanitarie o dall’acquisto o ristrutturazione della prima casa. Nell’anno sono stati erogati circa 500 milioni di euro di rendite integrative temporanee anticipate (RITA), per lo più concentrate nei fondi pensione preesistenti.
• L’allocazione degli investimenti
L’allocazione degli investimenti effettuati dai fondi pensione (escluse le riserve matematiche
presso imprese di assicurazione e i fondi interni) registra la prevalenza della quota in
obbligazioni governative e altri titoli di debito che nel 2019 è stata pari al 58% (con un calo di
0,8 punti percentuali rispetto al 2018), dei quali il 20,6% sono titoli di debito pubblico italiano (contro il 21,2 nel 2018).
In aumento al 18,9% i titoli di capitale (contro il 16,5% del 2018) e anche le quote di OICR, dal
13,8 al 14,8%. I depositi si attestano al 6,5%.
Gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti, rappresentano il 2,2% del patrimonio, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al 2018.
Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana (titoli
emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) è di 40,3 miliardi di euro, il 26,8% del
patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore, 30,9 miliardi di euro.
Gli impieghi in titoli di imprese domestiche rimangono marginali, riflettendo anche la peculiare
struttura del tessuto industriale italiano e il livello complessivamente limitato della capitalizzazione del mercato azionario nazionale. Il totale di 4,4 miliardi è pari al 3% del patrimonio: in obbligazioni sono investiti 2,8 miliardi, in azioni 1,6 miliardi; gli investimenti domestici detenuti attraverso quote di OICVM si attestano a 1,6 miliardi. La componente immobiliare è pressoché tutta concentrata in Italia per complessivi 3,1 miliardi di euro.
• I rendimenti e i costi
Il 2019 è stato un anno molto positivo per i mercati finanziari e in particolar modo per quelli
azionari. Ne hanno tratto giovamento anche i rendimenti dei fondi pensione, dopo un decennio in
cui sono già stati in media più che positivi.
Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno guadagnato in media, rispettivamente, il 7,2% e l’8,3%; per i PIP “nuovi” di ramo III, il risultato è stato del 12,2%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dal flusso cedolare incassato  sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,6%. Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,5%.
A livello di costi, i PIP restano i prodotti più onerosi: su un orizzonte temporale di dieci anni,
l’Indicatore sintetico dei costi (ISC) è in media del 2,20% (1,88% per le gestioni separate di ramo I e 2,30% per le gestioni di ramo III), mentre si conferma la minore onerosità dei fondi pensione negoziali (0,40%) e dei fondi pensione aperti (1,35%).

L’attività di vigilanza
Nel 2019 le iniziative di vigilanza sull’andamento delle gestioni sono state oltre 800, cui hanno
fatto seguito circa 450 interventi correttivi o autorizzativi.
Di particolare rilievo è stata anche nel 2019 l’attività riguardante le operazioni di razionalizzazione, concentrazione e liquidazione delle forme pensionistiche complementari, così come quelle di monitoraggio dei fondi pensione preesistenti esposti a rischi biometrici e dei piani di dismissione immobiliare degli stessi fondi che detengono direttamente immobili in misura
superiore al limite del 20% delle proprie disponibilità totali.
Come negli anni passati, le verifiche in materia di trasparenza delle forme pensionistiche
complementari hanno costituito un importante profilo di attenzione da parte dell’Autorità. Notevole rilievo sta sempre più assumendo il “Comparatore dei costi delle forme pensionistiche
complementari” che da tre anni è disponibile sul sito COVIP, grazie al quale è possibile un più
immediato e fruibile confronto tra i costi delle diverse forme pensionistiche.
L’evoluzione normativa
Il 2019 è stato caratterizzato da una rilevante attività da parte della COVIP finalizzata a dare
attuazione alle nuove disposizioni recate dal Decreto di recepimento della Direttiva IORP
II (Decreto lgs. 13 dicembre 2018, n. 147). Tali disposizioni sono prioritariamente volte a
rafforzare gli assetti organizzativi dei fondi pensione, migliorare i processi interni e la gestione dei rischi ed elevare la qualità dei rapporti con gli iscritti in termini di trasparenza, in modo proporzionato alla dimensione, natura, portata e complessità delle attività del fondo.
Nel corso del 2019 sono stati via via diffusi in pubblica consultazione lo Schema di Direttive
generali, contenente istruzioni di vigilanza relative a tutti gli elementi di novità, i nuovi Schemi di statuto e di regolamento, gli interventi di revisione dei procedimenti di autorizzazione
all’esercizio dell’attività e di approvazione delle variazioni statutarie e regolamentari, oltre che di autorizzazione all’attività transfrontaliera, il provvedimento di revisione del regolamento in materia di procedure sanzionatorie. L’attività di attuazione della disciplina comunitaria è
continuata nei primi mesi del 2020, attraverso la diffusione in pubblica consultazione delle
disposizioni volte a regolare i rapporti tra i fondi pensione e gli iscritti, e dunque in materia
di informativa precontrattuale e di trasparenza nel corso del rapporto di partecipazione e nella
fase di erogazione della prestazione.
Tutti gli interventi sopra richiamati sono stati oggetto di procedure di consultazione pubblica, così da consentire a chiunque, dalle Associazioni di categoria agli Organismi di tutela dei consumatori, dagli operatori del settore alle realtà professionali e a singoli interessati, di esprimere proprie osservazioni e considerazioni, arricchendo così il patrimonio di elementi su cui l’Autorità fonda le proprie scelte di regolazione.