La giornalista di Repubblica Valentina Conte in un suo articolo del 13 novembre 2020 apparso sull’inserto del quotidiano di Largo Fochetti, Venerdì , calcolava in circa un milione e duecentomila la giacenza delle pratiche di riconoscimento dell’invalidità civile da parte dell’Inps, non ignorando che il Covid ha peggiorato la situazione. il Civ, il Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps ha preso più volte posizione chiedendo alla tecnostruttura guidata da Tridico, il paladino dell’”Inps per tutti”, di risolvere il problema, anche in considerazione della particolare categoria dei richiedenti, composta non solo da anziani, ma bambini, malati gravi, donne e uomini con ridotte o nessuna capacità lavorativa.
L’arretrato che si sta accumulando in questo periodo si concentra in particolar modo sulla prima visita relativa all’accertamento dell’invalidità, che complessivamente come detto, sono più di un milione e duecentomila, cioè si tratta di persone fragili e in molti casi sprovvisti di mezzi necessari per vivere. Poi ci sono le visite successive di verifica, quelle conseguenti ai ricorsi eccetera.

Dal 2011 in base ad un apposito provvedimento legislativo, la legge 111/2011 le Regioni , con spese a loro carico, possono delegare l’Inps agli accertamenti sanitari e che, se sussistenti poi procederà all’erogazione delle prestazioni. A distanza di 10 anni solo 7 Regioni hanno stipulato delle apposite convenzioni :
Basilicata, Calabria, Lazio, Campania, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Veneto.

Le convenzioni coprono dunque solo un quarto della popolazione italiana, con una novità sorprendente.  Secondo il Civ,   i territori che fanno da sé spesso sono più efficienti.

I malati oncologici tuttavia mantengono una corsia di scorrimento veloce e l’accertamento dell’invalidità è prettamente fatto sulle cartelle cliniche a volte è sufficiente essere sottoposti alla chemio.

Carenza dei medici
L’enormità dell’arretrato è dovuto per la maggior parte dalla carenza dei medici e la maggior parte dell’arretrato si concentra a Napoli e Roma.

I medici dipendenti dell’lnps, sono solo 352. Ne mancherebbero almeno altri 200. Poi ci sono circa 1300 medici  di supporto pagati a visita che andrebbero quanto meno stabilizzati per farli lavorare a tempo pieno per l’Istituto. Costoro non fanno solo le prime visite, ma anche quelle di controllo e curano perfino il contenziosi.
Una situazione, inutile dirlo, ma è bene ricordarlo,  è resa ancora più drammatica dalla pandemia che ha fatto affluire tutte le risorse umane medico-infermieristiche sulla lotta al Covid.
Che oltre a questo ha comportato un aumento delle difficoltà di rapportarsi con l’Inps. Il portale Inps  è un totem inutile e frustrante certe volte, non parliamo poi del Call center, che infatti, molte volte neppure risponde.