Il presidente dell’Inps lo scorso mese di luglio, durante la presentazione del XX Rapporto Annuale ha dichiarato: “In corrispondenza del calo dell’input lavorativo si registra un calo dei redditi da lavoro: l’imponibile previdenziale è sceso di circa 33 miliardi, portandosi da 598 miliardi nel 2019 a 564 miliardi nel 2020 (-5,6%)”. Di questa denuncia non se ne è avuta l’eco che forse meritava. la contrazione più rilevante è stata quella dei dipendenti privati (da 369 a 340 miliardi, pari al -7,9%), mentre per gli autonomi il calo è stato pari al -6,0%. Se consideriamo le retribuzioni individuali, a seguito della riduzione media delle settimane lavorate la retribuzione media annua dei dipendenti è scesa da 24.140 euro nel 2019 a 23.091 euro nel 2020, un calo del -4,3% corrispondente a una perdita di poco più di 1.000 euro”.

Meno contributi significa meno pensioni per chi andrà in pensione nel futuro. Chi ci andrà di mezzo sono gli attuali giovani che oltretutto stentano a trovare lavoro nonostante che molti giornali strillano a squarciagola che cercano persone, ma non le trovano.
Così continua: “Occorre ripensare il ruolo dei giovani nella società italiana, lavorando a partire da scolarizzazione, occupazione, abitazione e uscita dalla famiglia di origine. Tali aspetti in particolare necessitano di interventi specifici volti, da una parte, a migliorare la qualità della formazione e, dall’altra, a favorire un maggior assorbimento dal tessuto produttivo, capace di evitare quel fenomeno di brain drain che negli anni recenti ha accompagnato la fuga di molti nostri giovani adeguatamente formati e specializzati. A tal fine andrebbero introdotti non solo sgravi contributivi selettivi per le aziende, ma anche politiche di incoraggiamento per gli stessi giovani, quali il riscatto gratuito della laurea a fini pensionistici e di periodi di formazione”.
Ma poiché bisogna sempre vigilare è evidente più che mai l’importanza della funzione ispettiva per seguire le veloci e profonde trasformazioni che avvengono nel mercato del lavoro. Tuttavia, negli ultimi cinque anni il numero di Ispettori Inps si è ridotto da circa 1250 a meno di 1000 senza possibilità di rimpiazzo. Contestualmente, la capacità di riscossione contributiva è diminuita da oltre 1 miliardo a circa 800 milioni annui. E’ evidente che il legislatore dovrebbe ridare all’INPS la facoltà di reclutamento di propri Ispettori, che hanno specifica competenza sulla parte contributiva, modificando il D.Lgs 149/2015. Ma di questa richiesta nel piano approntato da Brunetta per il reclutamento di specifiche risorse umane, non sembra vi sia traccia.