Il 18 ottobre 2021 la Covip ha illustrato un quadro di sintesi delle politiche di investimento degli Enti previdenziali privati per l’anno 2020.
Il Decreto legge 98/2011 ha attribuito alla COVIP le funzioni di vigilanza sugli investimenti delle risorse finanziarie e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali, delegando a un decreto la disciplina in materia di investimento delle risorse finanziarie, di conflitti di interessi e di depositario. Tale Regolamento che, avrebbe dovuto essere emanato entro sei mesi – purtroppo non è ancora stato adottato, sicché le casse di previdenza risultano gli unici investitori istituzionali ancora senza una regolamentazione unitaria in materia. Dal rafforzamento strutturale dipende anche il ruolo che le casse di previdenza, come i fondi pensione, possono svolgere per lo sviluppo dei mercati finanziari e la crescita dell’economia; come soggetti depositari di un capitale che guarda al lungo periodo, possono fornire un contributo di stabilizzazione dei mercati nei momenti di elevata volatilità.

Tuttavia la Covip ha, sin dall’inizio, predisposto un sistema di rilevazione dei dati e delle informazioni che ha consentito di avere una conoscenza via via più approfondita della composizione dei patrimoni delle casse di previdenza e dei relativi assetti gestionali  di cui relazione ai Ministeri del Lavoro e dell’Economia.
Dal quadro di sintesi delle politiche di investimento degli Enti previdenziali nel periodo compreso fra il 2011 e il 2020, l’attivo totale delle casse di previdenza a valori di mercato è salito da 55,7 a 100,7 miliardi di euro, aumentando su tutto l’arco temporale di osservazione dell’80,8 per cento. Su base annuale, la crescita media è stata del 6,8 per cento.
A fronte dei valori aggregati, tra le singole casse di previdenza permangono divergenze, anche ampie, nelle attività e nelle rispettive dinamiche di crescita.
Nelle 5 casse di maggiori dimensioni si concentra il 74,1 per cento dell’attivo totale, in crescita rispetto al 68,6per cento del 2011 (a ENPAM fa capo il 26,1 per cento del totale, seguono CASSA FORENSE con il 16,2, INARCASSA con il 12,9, CASSA DOTTORI COMMERCIALISTI con il 10,5 ed ENASARCO con l’8,4); le prime 3 casse raggruppano il 55,2 per cento del totale rispetto al 46,9 del 2011.

Le casse di previdenza più grandi mostrano anche tassi di crescita dell’attivo superiori a quello generale: in particolare, nelle prime 4 casse esso varia dal 7 al 12,6 per cento su base annua;
nelle restanti casse l’incremento medio è stato inferiore, pari al 3,6 per cento.
Alla diversa dimensione dell’attivo concorrono vari fattori, quali le differenze tra i saldi
previdenziali che dipendono dai regimi contributivi e prestazionali, oltre che dalle caratteristiche reddituali e socio-demografiche delle diverse platee di riferimento delle casse di previdenza. Rispetto a una platea complessiva di 1,777 milioni di iscritti e 456.000 pensionati, nel 2020 il flusso complessivo dei contributi al netto delle prestazioni si è attestato a 2 miliardi di euro, facendo registrare una flessione rispetto ai 3,3 miliardi dell’anno precedente.

GLI INVESTIMENTI NELL’ECONOMIA ITALIANA
Il risparmio previdenziale intermediato da casse di previdenza e forme pensionistiche
complementari (di seguito, fondi pensione) ha raggiunto dimensioni ragguardevoli. A fine
2020, il totale complessivo delle risorse è di 298,6 miliardi di euro, il 18,1 per cento del PIL,
così suddiviso: 100,7 miliardi fa capo alle casse e 197,9 miliardi ai fondi pensione.
La disponibilità di dati sulle attività di casse di previdenza e fondi pensione permette di
ricostruire la rispettiva propensione all’investimento nell’economia italiana, tema che riveste
notevole importanza nel dibattito corrente e al quale è dedicato il resto di questa sezione.

Le casse di previdenza e l’investimento nell’economia italiana

Gli investimenti domestici delle casse, 34,9 miliardi di euro, costituiscono il 34,6 per cento
delle attività totali e risultano in discesa di 1,7 punti rispetto al 2019 (cfr. Tav. 11); gli
investimenti non domestici, 48,1 miliardi, corrispondono al 47,7 per cento e risultano anch’essi in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al 2019.
Completano il quadro delle attività la liquidità, le polizze assicurative e le altre attività che
formano nell’insieme il residuo 17,6 per cento. Al netto di tali ultime componenti, su un totale di 82,9 miliardi l’incidenza è, rispettivamente, del 42 per cento (43 nel 2019) per gli investimenti domestici e del 58 per cento (57 nel 2019) per quelli non domestici.