La relazione del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps: un Istituto in forma, ma che deve fare di più

G. Loy – presidente Civ Inps

Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, presieduto da Guglielmo Loy, ha presentato il 19 gennaio 2022 la sua Relazione di fine mandato e il Rendiconto sociale 2017 – 2021.
Quello appena trascorso è stato un quadriennio caratterizzato da un quadro politico in continua evoluzione con effetti sulla linearità dell’attività legislativa. Nell’ultimo biennio l’elemento di eccezionalità è stato sicuramente costituito dalla pandemia Covid-19, a cui ha fatto riscontro un insieme di nuovi e gravosi compiti a carico dell’INPS e con complessa ricerca di costruzione di efficaci risposte da parte dell’Istituto e del suo personale nelle condizioni date e con qualche criticità, frutto, anche, di un sovrapporsi continuo ed urgente di provvedimenti emergenziali.
In questi ultimi due anni ci sono stati importanti avvenimenti che hanno riguardato l’Inps, tra questi: la pandemia e il nuovo assetto della governance dell’Istituto, con la nomina del Consiglio di amministrazione.

Prestazioni
Sul capitolo “Prestazioni” il CIV ha rilevato che non tutti i problemi sono stati risolti, mentre i
diritti devono essere esigibili da parte dei cittadini in tempi certi. Analizzando tutte le prestazioni, che per l’Inps sono circa 1000!, sono state evidenziate alcune criticità. Non potendo farne l’elenco completo, sono state evidenziate due criticità in particolare: l’arretrato relativo alle prestazioni di invalidità civile e la mancata diffusione della Carta dei servizi.

Nel 2022 è necessario accelerare i concorsi in atto per poi riorganizzare il settore medico. Sui medici convenzionati, infatti, grava un peso eccessivo. L’Istituto dovrà lavorare per rendere sempre più facile l’accesso ai servizi alle fasce più deboli della società, che rischiano di essere penalizzati a causa del “Digital divide”.
Il lavoro del Civ nel settore dei contributi, con riferimento alla vigilanza, al contrasto all’evasione e alla supervisione dell’andamento del recupero dei crediti, di fondamentale importanza è stato il rapporto con la Direzione centrale Entrate, che ha portato ad importanti progressi, nonostante il vuoto normativo e il grande lavoro ancora da fare.
Sugli aspetti istituzionali, il CIV si è soffermato sulla valutazione dell’adeguatezza degli aspetti gestionali e di rendicontazione. Sebbene ci siano ancora carenze nella pianificazione e nella valutazione dei fabbisogni è innegabile che la  macchina dell’Istituto ha retto alla grande emergenza pandemica.
Il sistema duale dell’Istituto funziona se c’è dialogo tra gli Organi e ognuno di essi agisce in piena autonomia. In questi anni si sono prodotti buoni risultati e a volte meno come ad esempio su: patrimonio, invalidità, acquisizione di nuovo personale e contenzioso.
Ci si chiede se sia proprio che l’Istituto sia chiamato ad occuparsi dell’inclusione sociale o se invece sia il caso di ricollocarlo nelle originarie e primarie funzioni in materia di previdenza. Secondo Loy l’autonomia dell’Istituto “si valorizza e si difende anche evitando pericolose ingerenze, da parte dello stesso, nel dibattito e nei processi decisionali e legislativi su materie delicate e socialmente molto esposte, come nel caso delle pensioni o su questioni non pertinenti l’attività dell’Istituto come, ad esempio, sul salario minimo o sull’autocandidatura dell’Inps a soggetto gestore della Previdenza integrativa”.
Non è invece ancora pienamente recepito l’allarme che il CIV ha da tempo lanciato sul contenzioso amministrativo e giudiziario che comporta costi per l’Istituto “dai 200 ai 230 milioni di spese giudiziarie ogni anno. Una cifra pari a poco meno del 10% di tutte le risorse disponibili per le spese di funzionamento dell’INPS al netto del costo per il personale. Una cifra che da sola basterebbe a considerare patologico il fenomeno.

Età media di pensionamento
Per quanto concerne l’età media al pensionamento, le elaborazioni sui dati raccolti dal CIV mostrano che – prendendo a riferimento unicamente le pensioni anticipate e di vecchiaia – l’età di ritiro fra i dipendenti privati è attualmente pari a 64,1 e 63,2 anni, rispettivamente per donne e uomini. Valori simili (63,9 e 63,5 per donne e uomini) si osservano nel pubblico impiego, mentre l’età di pensionamento effettiva è più elevata (64,8 e 64) nelle gestioni autonome INPS. Però, il dato medio può nascondere profonde eterogeneità nella capacità dei diversi individui a proseguire l’attività, sulla base di stato di salute, tipo di lavoro svolto, difficoltà occupazionali, carichi familiari. Ed è proprio di questa eterogeneità che il legislatore dovrebbe preoccuparsi al più presto, sia offrendo effettive opportunità di scelta sul momento in cui pensionarsi, senza tuttavia alterare gli equilibri dei conti pubblici.
Opzione donna e Quota 100
Nei primi nove mesi del 2021 hanno usufruito della misura “Opzione Donna” 15.003 lavoratrici. Sono invece oltre 355 mila le pensioni con Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi) accolte dall’Inps tra il 2019 e settembre 2021  con un onere per 19,592 miliardi  accertati.
Pensioni di invalidità
Nel 2020 le prestazioni di invalidità civile vigenti in Italia erano 3.179.237.
La Regione che ha la percentuale più alta di prestazioni per abitanti è la Calabria (8,9%) mentre quella che l’ha più bassa è l’Emilia Romagna con il 3,7%.

In conclusione, la pandemia ha fatto sì che l’Istituto diventasse centrale nel sistema di protezione sociale, con compiti nuovi e un innegabile aumento di lavoro. Occorre affrontare con decisione il problema del Digital Divide, curare la prossimità, garantire la possibilità di accesso fisico alle sedi. È stato fatto un grande lavoro di promozione del Welfare per le famiglie e nella lotta alla povertà. Per il futuro sarà necessario fare un grande investimento in formazione.