La guerra deprime le Borse europee (non quelle Usa), ma spinge i titoli legati all’energia fossile e alle industrie che producono armamenti. Una sorta di brutto ritorno al passato, insomma. Nei giorni scorsi le principali Borse europee, e quella italiana in particolare, hanno reagito direttamente e positivamente  agli annunci della Germania sul riarmo.
Secondo Collettiva una piattaforma su cui diffondere il racconto collettivo del lavoro e del sindacato, uno degli effetti della guerra è dovuto anche il fatto che vengono colpite tutte le filiere industriali che hanno bisogno di molta energia per funzionare. Si rischia di valorizzare l’industria degli armamenti e non quelle che producono modernizzazione. Ma non solo le aziende energivore sono in sofferenza, anche il mondo della previdenza complementare è in fibrillazione.
Anche i gestori che si occupano del risparmio previdenziale con i Fondi pensione cominciano a fare analisi per le scelte d’investimento. Per Salvatore Casabona, segretario di Assofondopensioni, il rischio più grande è quello dei condizionamenti incrociati dell’inflazione e degli effetti devastanti della guerra.
Per quanto riguarda in particolare il sistema dei Fondi pensione (che ha retto due anni di pandemia), per il segretario di Assofondopensioni si tratta prima di tutto di evitare il panico.

Il sistema è forte e ben strutturato e quindi sarebbe un errore da parte dei lavoratori che aderiscono ai singoli Fondi di decidere in questo momento di riscattare le risorse accumulate per la pensione. E questo è un discorso che riguarda sia i Fondi che investono nei comparti prudenti sia in quelli nei comparti più dinamici e quindi tendenzialmente più esposti alle oscillazioni di mercato. La parola d’ordine dei gestori, per ora, è “evitare il panico”.

Rimane comunque il problema dell’aumento delle adesioni cui si cerca di porre rimedio con un nuovo periodo di silenzio assenso. Ma non c’è unanimità di consensi
Per aumentare le adesioni serve davvero un nuovo semestre di silenzio assenso? Secondo Giuseppe Chianese, Direttore Generale di FondAereo, su Sole 24 Ore ha affermato che la risposta non è facile:  “Servirà soprattutto se riuscirà a raccogliere “consensi”, se riuscirà ad azionare la leva del confronto, a favorire le convergenze e l’allineamento degli interessi delle parti coinvolte. Un lavoro non facile, che probabilmente comporterà interventi sul piano normativo (es. possibilità di revoca della scelta, abbandono dell’ancoraggio al comparto garantito) ed un forte impegno comunicativo e formativo che, necessariamente, dovrà vedere protagonisti i singoli Fondi pensione che, conoscendo le regole e il terreno di gioco, potrebbero condurre efficaci campagne di sensibilizzazione di prossimità”. Secondo lui per aumentare le adesioni sarebbe prioritario “interventi di settore e territoriali finanziati dalla fiscalità generale attraverso, per esempio, il riconoscimento di un credito d’imposta del tipo “Industria 4.0”, ai Fondi Pensione impegnati nell’iniziativa.