La UE vara la direttiva sul salario minimo europeo

La Commissione europea ha accolto con favore l’accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e gli Stati membri sulla direttiva dei salari minimi adeguati proposta dalla Commissione nell’ottobre 2020.

La direttiva ha istituito una cornice quadro entro cui gli Stati della UE dovranno muoversi per istituire salari minimi obbligatori adeguati, attraverso la contrattazione collettiva mettendo in campo misure che ne favoriscano poi la fruizione effettiva.
I salari minimi adeguati, cioè sufficienti a vivere, sono importanti perchè rafforzano l’equità sociale e favoriscono una ripresa economica sostenibile e inclusiva. Migliori condizioni di vita e di lavoro vanno anche a vantaggio delle imprese, della società e dell’economia in generale, aumentando la produttività e la competitività.
Le donne, i giovani e i lavoratori poco qualificati e le persone con disabilità hanno una maggiore probabilità di essere salariati minimi o percepire salari bassi rispetto ad altri lavoratori Durante le recessioni economiche, come la crisi del Covid-19, il ruolo dei salari minimi nella protezione dei lavoratori a basso salario diventa sempre più importante ed è essenziale per sostenere una ripresa economica sostenibile e inclusiva. Affrontare il salario minimo contribuisce all’uguaglianza di genere, colmando il divario retributivo e pensionistico sollevando le donne dalla povertà.
La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto significativo sul settore dei servizi e sulle piccole imprese, che hanno entrambi una quota elevata di lavoratori con salari minimi. Inoltre, i salari minimi sono importanti anche in considerazione delle tendenze strutturali che hanno rimodellato i mercati del lavoro e che sono sempre più caratterizzati da quote elevate di lavoro atipico e precario.
Questo processo dovrà avvenire nel pieno rispetto delle competenze e delle tradizioni nazionali.
Di fatto il salario minimo esiste in tutti gli Stati dell’UE, sia attraverso i salari minimi legali e i contratti collettivi, sia esclusivamente attraverso i contratti collettivi.
Nonostante ciò, molti lavoratori percepiscono salari inadeguati al di sotto della soglia di vivibilità che si propone di assicurare invece il salario minimo.
La nuova direttiva mira ad affrontare questo problema senza imporre agli Stati membri l’obbligo di introdurre salari minimi obbligatori, né fissare un livello di salario minimo comune in tutta l’UE.

I principali punti della direttiva sono:

  • Istituire un metodo uniforme per stabilire l’importo e le modalità di aggiornamento dei salari minimi attraverso un solido quadro di governance.
    Fra gli elementi che concorrono alla sua individuazione ci sono il potere d’acquisto tenendo conto del costo della vita effettivo dei vari Stati; il livello, la distribuzione, il tasso di crescita dei salari; e la produttività nazionale.
    La direttiva fornisce dei valori di riferimento indicativi per orientare la valutazione dell’adeguatezza dei salari minimi, con l’ indicazioni sui possibili valori che potrebbero essere utilizzati; per questa valutazione si prevede l’istituzione di organi consultivi ai quali le parti sociali potranno partecipare;
    garantire che le variazioni e le detrazioni dei salari minimi legali rispettino i principi di non discriminazione e proporzionalità, compreso il perseguimento di uno scopo legittimo coinvolgendo le parti sociali nella fissazione e nell’aggiornamento del salario minimo legale.
  • Promuovere e facilitare la contrattazione collettiva salariale: in tutti gli Stati membri la direttiva sostiene la contrattazione collettiva. Questo perché i paesi con un’elevata copertura della contrattazione collettiva tendono ad avere una quota inferiore di lavoratori a basso salario, minori disuguaglianze salariali e salari più alti.
  • Inoltre, la direttiva chiede agli Stati membri in cui la copertura della contrattazione collettiva è inferiore all’80% di stabilire un piano d’azione per promuoverla.
  • Miglioramento del monitoraggio e dell’applicazione della protezione del salario minimo:
    Gli Stati membri dovranno raccogliere dati sulla copertura salariale minima e sull’adeguatezza e garantire che i lavoratori possano accedere alla risoluzione delle controversie e avere diritto al risarcimento. La conformità e l’applicazione efficace sono essenziali affinché i lavoratori possano effettivamente beneficiare dell’accesso alla protezione del salario minimo e promuovere un ambiente competitivo basato sull’innovazione, la produttività e il rispetto degli standard sociali.

Passaggi successivi

L’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio è ora soggetto all’approvazione formale dei colegislatori. Una volta pubblicata nella Gazzetta ufficiale, la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione e gli Stati membri dovranno quindi recepire i nuovi elementi della direttiva nel diritto nazionale entro due anni.
Il diritto a salari minimi adeguati è sancito dal principio 6 del pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato nel novembre 2017.

Anche in Italia a seguito di ciò c’è un acceso dibattito sulla necessità o meno di introdurre un salario minimo. Ma poichè c’è questa direttiva europea ci si dovrà adeguare secondo i criteri indicati dalla direttiva stessa, cioè dalla contrattazione collettiva.