Anticamente le pensioni venivano adeguate su due indicatori, a cadenza trimestrale: il primo sul costo della vita, il secondo sui rinnovi contrattuali dei lavoratori attivi i cui effetti economici si trascinavano sulle pensioni. E non c’era nessuna differenziazione fra i pensionati divisi ora nelle categorie di poveri, benestanti e ricchi a seconda di quante volte il loro importo pensionistico è maggiore della pensione minima inps.

Dalla riforma Amato degli anni 90 del secolo scorso la perequazione non è più uguale per tutti è infatti in vigore un meccanismo che prevede l’indicizzazione piena per le pensioni più basse e la rivalutazione parziale per quelle d’importo superiore.

Nel 2022 è stato reintrodotto lo schema originariamente previsto nel 1996, cioè una rivalutazione al 100% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo INPS (per il 2022 pari a 524,34 euro al mese); al 90% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo; al 75% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 5 volte il minimo.

Il disegno di Legge di Bilancio approvato dal Consiglio del Ministri il 21 novembre 2022 ha stabilito un nuovo meccanismo di perequazione per il biennio 2023-204, meccanismo che stabilisce la rivalutazione piena per gli assegni di importo fino a 4 volte il minimo e riduce progressivamente l’indicizzazione di tutti i trattamenti oltre 4 volte il minimo.

Dal 1 gennaio 2023 è previsto un adeguamento delle pensioni al 7,3%, calcolato in base alla variazione degli indici dei prezzi al consumo comunicata da Istat il 3 novembre scorso. Poichè il nuovo governo dal nuovo governo, ha stabilito per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento mimino un incremento dell’1,5% per il 2023 e del 2,7% nel 2024, il trattamento minimo 2023 salirà dunque a circa 570 euro [524,34 euro al mese x (7,3% + 1,5%)]. Per le pensioni di importo superiore, la rivalutazione è invece riconosciuta nella misura del:

00% dell’inflazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo inps
80% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo inps
55% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 5 e 6 volte il minimo inps;
50% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 6 e 8 volte il minimo inps;
40% dell’inflazione per le pensioni di importo compreso tra 8 e 9 volte il minimo inps;
35% dell’inflazione per i trattamenti pensionistici oltre 9 volte il minimo inps.