La crisi azionaria del 2022 ha avuto riflessi pesantissimi sui rendimenti dei fondi pensione complementari. I fondi negoziali di categoria hanno lasciato sul tappeto -8,7%, mentre i fondi aperti -10%. Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato con un +8,2%. Tuttavia le adesioni rimangono in crescita. A settembre 2022, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 10,1 milioni, in crescita di 410.000 unità (+4,2 per cento) rispetto alla fine del 2021 fa sapere la Covip con una nota di novembre 2022.

L’anno nero per i mercati finanziari ha provocato perdite a doppia cifra per i rendimenti dei fondi pensione italiani. Anche i gestori previdenziali hanno avuto ben pochi asset nei quali rifugiarsi nonostante la diversificazione nell’economia reale, che però è recente e soprattutto i benefici si vedono nel lungo periodo trattandosi di asset illiquidi. Fatto sta che guardando il 2022 i fondi pensione negoziali, come emerge dalla rilevazione di MF-Milano Finanza che ha raccolto i rendimenti dei comparti di categoria, le performance sono andate in rosso (la media è del -8,7%). Stessa dinamica nei fondi pensione aperti dove il risultato medio si è attestato al -10,4% (dati Fida).
Il Tfr che per legge si rivaluta dell’1,5% + lo 0,75% del tasso di inflazione ha ottenuto un rendimento del +8,2%, mentre fino al 2021 l’inflazione a stento raggiungeva l 2%. Inoltre il rendimento del tfr ha una tassazione inferiore a quella dei fondi pensione: l’aliquota è del 17% rispetto al 20% dei Fondi.