E’ meglio aderire alla Complementare o tenersi il Tfr?

L’esplosione dell’inflazione ha riportato in primo piano il vecchio problema se, per assicurarsi una vecchiaia tranquilla, conviene tenersi il Tfr – Trattamento di fine rapporto – oppure costruirsi una pensione complementare usufruendo dei connessi vantaggi fiscali e del contributo aggiuntivo dell’azienda?
Dubbio amletico!
Questo problema si pone solo in Italia, perché solo in Italia esiste l’istituto del trattamento di fine rapporto e, per i pubblici dipendenti, eventualmente il trattamento di fine servizio (TFS).
Il Tfr è un accantonamento forzato (articolo 2120 del Codice civile), di una parte della remunerazione di un lavoratore dipendente che gli verrà restituito con le rivalutazioni previste dalla legge, alla risoluzione del rapporto di lavoro.
Forzato perché non è nella disponibilità del lavoratore rinunciarvi. Ma non è una rinuncia gravosa, perchè quando questa possibilità fu prevista da una apposita legge (Legge di Stabilita 2015) e si chiamava QUIR (quota integrativa della retribuzione), questa facoltà fu fatta decadere il 30 giugno 2018 per lo scarso numero dei richiedenti. In definitiva i lavoratori dipendenti rifiutarono in massa di ricevere la quota accantonata mensilmente in favore della liquidazione finale.
Esso è costituito da accantonamenti annui di quote pari al 6,91% della retribuzione utile più 0,50% per il fondo di garanzia.

Gli accantonamenti vengono annualmente contabilizzati e rivalutati con l’applicazione del tasso dell’1,5% in misura fissa e del 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo Istat.
 La rivalutazione annuale è tassata con l’aliquota dell’17%
 Sull’intero ammontare del TFR si applica l’aliquota media individuale degli ultimi 5 anni.
Anticipazione del TFR
Nel corso del rapporto di lavoro, un lavoratore dipendente può chiedere l’anticipazione del Tfr accumulato, ma solo per specifiche finalità:
a) acquisto della prima casa per sé o per i propri figli;
b) necessità di sostenere spese sanitarie;
c) necessità di sostenere le spese durante i periodi di fruizione di specifici congedi.
L’anticipazione non può superare il 70% del maturato.
Saranno accolte le domande di anticipazione nel limite annuo del 10% dei lavoratori e comunque del 4% del numero dei dipendenti complessivi.

La previdenza complementare

La previdenza complementare su basi volontarie consente ad un lavoratore di costruirsi una pensione aggiuntiva a quella obbligatoria.
La principale fonte di finanziamento della previdenza complementare è costituita dal versamento del tfr ad una forma di previdenza a cui si aggiunge un contributo mensile da parte del lavoratore pari all’1% della retribuzione ( ma che può aumentare volontariamente fino al 3%) mentre l’azienda o l’ente pubblico se si tratta di un dipendente pubblico, versa un contributo aggiuntivo nella somma fissa dell’1%.
Queste somme vengono investite sui mercati finanziari al fine di ottenere più elevati rendimenti ed avere una pensione integrativa più alta.

Anticipazioni

I criteri dell’anticipazione nel caso della previdenza complementare sono più vantaggiosi.
E’ possibile per
• Spese sanitarie: erogabile fino al 75% del maturato ed in qualsiasi momento
• Acquisto o ristrutturazione della prima casa per sé o loro figli erogabile fino ad un massimo del max 75% del capitale accumulato ma solo dopo 8 anni di iscrizione
• Altre esigenze (cioè non occorre nessuna motivazione): erogabile fino ad un massimo del 30% e dopo 8 anni di iscrizione
 E‘ prevista possibilità di reintegrazione.

Tassazione

Deducibilità fino a 5.164,57 euro annuo. Nel limite rientrano sia i contributi personali che quelli a carico del datore di lavoro.
Tutti i rendimenti finanziari sono tassati, anche se in misura differente a seconda del tipo di prodotto in cui si investe.
Dal 2015 l’aliquota di tassazione è del 20%. Sulla quota di rendimento che deriva dai Titoli di Stato, l’imposta del 20% si applica solo sul 62,5% del rendimento. Questo calcolo equivale a dire che si applica il 12,5% sul rendimento complessivo derivante da Titoli di Stato.
Quando il lavoratore matura il diritto a pensione nel regime obbligatorio, e ha versato contributi per almeno 5 anni ad una forma di previdenza complementare, ha diritto:
• Di chiedere il pagamento della pensione integrativa, o
• Il rimborso del capitale versato (al massimo il 50%) ed il resto trasformato in rendita.

La pensione integrativa (rendita) è tassata con l’imposta sostitutiva del 15%.
Detta aliquota è
• ¬Riducibile di 0,30 punti percentuali per ogni anno di iscrizione eccedente il 15° di iscrizione ad un fondo con un limite massimo di riduzione di 6 punti;
• ¬Del 9%, dopo 20 anni di iscrizione successivi ai primi 15 (per un totale quindi di 35 anni di iscrizione).

Due elementi differenziano il Tfr e la rendita complementare. Il primo è di ammontare certo, disciplinato dalla legge, la seconda è influenzata dai rendimenti finanziari.
Ora fino a che l’infrazione era inesistente, i rendimenti finanziari hanno sempre battuto la rivalutazione del Tfr e quindi l’adesione alla previdenza complementare è decisamente più favorevole.
Con l’inflazione dal 10% e l’andamento negativo dei titoli azionari, la situazione nel 2022 si è letteralmente capovolta.
Il tfr è più favorevole.
Tuttavia, bisogna fare alcune considerazioni. Che la previdenza complementare si basa su investimenti di lungo periodo e nel lungo periodo anche durante la crisi del 2008/2012 ( crisi dei subprime) poi la completare ha recuperato.