Silver Economy, la nuova grande economia del prossimo decennio

Il 26 giugno scorso “Itinerari previdenziali“, il think thank coordinato da Alberto Brambilla, ha pubblicato i suoi lavori sulla economia generata dalla”terza Età”, identificati ovviamente in inglese come “Silver Economy”, a significare l’indotto economico generato dei soggetti con i “capelli d’argento” che è più bello di “gray economy“, cioè dei capelli grigi.

Ma al di là di questa premessa, secfondo Mara Guarino,di Itinerari Previdenziali, il PIL generato dalla Silver Economy, intesa come il complesso delle attività economiche specificamente rivolte agli over 50, sarebbe stimabile intorno ai 583 miliardi di euro: un potenziale tale da rendere la longevità della popolazione italiana, se ben gestita, un’importante risorsa per l’economia del Paese.
La maggior parte dei Paesi dell’intera area OCSE ha fissato intorno ai 65 anni la soglia anagrafica del pensionamento, tenuto anche conto dell’ingresso sempre più tardivo nel mercato del lavoro (in Italia intorno ai 24 anni), considerare un’età ancora giovane come i 50 anni come “perimetro” dell’economia d’argento è certamente una scelta non esente da rischi, primo fra tutti quello di uniformare eccessivamente una popolazione che, al suo interno, presenta in verità caratteristiche, necessità, disponibilità economiche e abitudini di consumo molto diverse sia in funzione dell’età anagrafica sia della condizione sociale, soprattutto con riferimento alla distinzione tra lavoratori attivi e pensionati», ha commentato nel corso della presentazione il Professor Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

D’altro canto, come ben spiegato dal Quaderno, non si può trascurare che è proprio intorno ai 50 anni che le persone iniziano a sviluppare più sensibilità nei confronti dell’invecchiamento («i protocolli sanitari prevedono ad esempio alcuni controlli di routine proprio a partire da quella soglia anagrafica») e, in particolare, verso i bisogni da soddisfare per garantirsi una vita anziana il più possibile in buona salute. Di qui, la scelta di guardare ai dati tanto dello studio quanto dell’indagine demoscopica, distinguendo tra loro 3 grandi raggruppamenti anagrafici – 50-64, 65-74 e over 75 – considerando al tempo stesso come Silver tutte le persone che abbiano raggiunto i 50 anni di età, nella maggior parte dei casi soggetti che manifestano una comune attenzione nei confronti della prevenzione e più, in generale, sempre in relazione all’allungamento dell’aspettativa di vita, pronti a considerare mutamenti nel proprio stile di vita, come nuovi modelli familiari, lavorativi e abitativi.
Il fatto importante rispetto al passato, i Silver sono tra i maggiori detentori di ricchezza – intesa come patrimonio sia mobiliare che immobiliare – del Paese, disponendo oltretutto di flussi di reddito stabili anche in fasi di difficoltà globale (come la pandemia), in quanto non dipendenti dai cicli economici, tanto che spiccano anche tra le fasce di popolazione meno indebitate in assoluto.

I flussi della Silver Economy vanno in due direzioni. Quella pubblica, che ne rappresenta la “dorsale” con una spesa per pensioni pari nel 2021 a 278,5 miliardi e una spesa sanitaria di circa 127,834 miliardi di euro (destinata ad aumentare sotto la spinta dell’invecchiamento della popolazione), e quella del mercato destinato a raccogliere le istanze che il welfare pubblico non riesce a soddisfare (33,78 miliardi la spesa privata sostenuta per la sola non autosufficienza e oltre 40 miliardi l’ammontare di quella out of pocket, sostenuta cioè dai cittadini per pagare di tasca propria visite o altre prestazioni).

fonte: itinerariprevidenziali.it