Fondi pensione, i costi riducono il capitale

I fondi pensione, al pari dei fondi di investimento, hanno dei costi. Prima di lanciarsi a sottoscrivere una linea di investimento per assicurarsi una pensione integrativa al momento del ritiro dall’attività lavorativa, è bene conoscere ogni aspetto economico che può incidere sul rendimento finale. E questo uno dei nodi più controversi perché poco trasparente.

A differenza del Tfr lasciato in azienda che cresce nel tempo senza alcun aggravio di costi e spese, il fondo pensione ha dei costi e commissioni di gestione. Alla fine di ogni anno incidono sul rendimento finale e quindi ne lima o neutralizza i guadagni. Al lavoratore difficilmente è dato sapere in dettaglio a quanto ammontano, anche se esistono e sono indicati nei prospetti informativi. Ma è come capire in dettaglio una bolletta della luce o del gas.

I costi dei fondi pensione
Il calcolo netto di una pensione integrativa è quindi di grande complessità. Il rendimento del fondo scelto dal lavoratore, sia esso aperto, chiuso o Pip, non è solo una questione di pianificazione delle potenziali entrare future a fronte dei versamenti effettuati.

Per la pensione integrativa, il calcolo della rendita significa anche e soprattutto analisi dei costi.
In questo senso è come addentrarsi in un labirinto dal quale difficilmente se ne esce. Di base esiste però l’ISC che può aiutare a capire quanto si spende sottoscrivendo un fondo pensione. ISC significa Indicatore Sintetico di Costo che Covip, organismo di vigilanza, utilizza e rende pubblico per aiutare i risparmiatori nel calcolo pensione integrativa. Come riportato dallo stesso organismo

l’ISC esprime in modo semplice e immediato il costo annuale, in percentuale della posizione individuale maturata, sostenuto da un iscritto ad una forma pensionistica.

Si tratta di percentuali abbastanza trascurabili, ma che moltiplicate per anni possono incidere notevolmente sul rendimento finale della pensione. L’1% all’anno per 30 anni, ad esempio, fa diminuire il capitale accumulato del 30%. Non è poco.

Più nel dettaglio i fondi pensione aperti, cioè quelli sottoscrivibili da tutti, costano mediamente qualcosina in più rispetto a quelli negoziali o di categoria. Mediamente il costo si aggira intorno al 1,23% per una arco temporale di 35 anni. Percentuale che si abbassa se l’arco temporale diminuisce.
Rischio e rendimento
Il rendimento finale di una linea di investimento per la pensione integrativa deve necessariamente essere ponderato alla luce di questi costi percentuali che incidono sul capitale. Periodicamente, infatti, i gestori defalcano la percentuale prevista per i costi di gestione dal capitale facendo diminuire la base sulla quale è calcolata la rendita. Cifre trascurabili, ma che nel lungo periodo pesano. Motivo per cui tanti giovani preferiscono il Tfr.

fonte: investireoggi.it