Per una discreta vecchiaia ci vuole una pensione integrativa e un fondo sanitario

Per colmare il gap o almeno ridurlo, la soluzione non può essere che l’adesione alla previdenza. un’esigenza ancora più accentuata per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996 perché avranno l’applicazione integrale del metodo contributivo. Secondo i dati Covip però la fascia che conta meno aderenti è proprio quella lavoratori al di sotto dei 35 anni. Molti ignorano che ci sono specifiche riduzioni fiscali per coloro che hanno iniziato a lavorare dal 2007.
Per i giovani la deducibilità dei versamenti al fondo pensione da 5.164 euro all’anno aumenta a ben 7.746,86 euro per i lavoratori alla prima occupazione. Perché nei primi 5 anni di adesione la parte del tetto di deducibilità ordinario non sfruttata non verrà persa ma diventerà un bonus che potrà essere sfruttato nei 20 anni successivi fino a raggiungere una deducibilità totale pari a 7.746,86 euro annui. Ora si tratta di scegliere la “forma” previdenziale, cioè un fondo negoziale, un fondo aperto o un pip (piano pensionistico individuale).
Queste “forme previdenziali” hanno regole comuni e soprattutto una normativa che offre molta più trasparenza rispetto ad altri prodotti finanziari, con comunicazioni annuali dettagliate sull’andamento della propria posizione.

L’altro pilastro del sistema è la Sanità Integrativa, utilizzata prevalentemente per “saltare” le liste di attesa.
Oggi è il cosiddetto welfare aziendale a puntare sulla sanità integrativa. Che ha molti pregi ed un solo difetto, quello di assistere i lavoratori attivi, che perdono la copertura assicurativa quando vanno in pensione o viceversa, possono mantenerla con quote assicurative annuali esorbitanti.
L’ideale è costruire un prodotto previdenziale assicurativo che dia la pensione complementare, la sanità integrativa e l’assicurazione della Long Term care.
La Long Term Care (LTC si riferisce a una serie di servizi e assistenza forniti a persone che, a seguito di fragilità mentale, fisica o disabilità permanente, necessitano di aiuto per svolgere le loro attività quotidiane o hanno bisogno di cura sanitaria permanente.

Inoltre, è importante notare che la promozione della parità di genere all’interno delle nostre società non è un processo lineare. Nonostante i passi fatti negli ultimi 65 anni a livello europeo, sono ancora presenti diversi ambiti della vita in cui persiste un divario di genere. L’European Institute for Gender Equality ha analizzato come il lavoro di cura delle persone non autosufficienti sia cambiato nel periodo pandemico, e il quadro sembra presentare una condizione di parità tra uomini e donne che si occupano di cura informale, ma la situazione è in realtà molto più complessa.

Questo tema è di grande rilevanza a livello nazionale e richiede un costante impegno per migliorare la situazione dei e delle caregiver, così come quella delle persone da loro assistite.