Dall’Assemblea Assofondipensione 2024 niente di nuovo: la previdenza bis non sfonda ed i giovani non si iscrivono

Le ricette proposte sono le stesse, sgravi fiscali campagne informative ecc. Basta leggere le audizioni parlamentari negli scorsi anni a quelle più recenti. In più ci si ripropone sempre di investire le risorse raccolte, almeno in una quota più significativa di quella attuale nell’economia italiana, chiamata economia “domestica”.

A fine 2023 sono oltre 4 milioni di lavoratori iscritti ai troppi  fondi pensione negoziali, 32 che andrebbero ridotti mediante politiche di unificazione anche se questo comporta meno consigli di amministrazione, più costi e risorse disperse in vari rivoli e rivoletti visto che il risparmio accumulato destinato alle future prestazioni previdenziali supera i 67 miliardi di euro.

Numeri rilevanti, consistenza patrimoniale che testimoniano la solidità della categoria: a fine 2023, con: è la categoria di fondi pensione più rilevante sia dal punto di vista delle posizioni in essere, sia dal punto di vista patrimoniale.

Nel 2022 si è  registrato un risultato negativo, per l’impennata dell’inflazione e dalle tensioni geopolitiche, cioè la guerra russa-ucraina, ma l’analisi di lungo periodo (10 e 15 anni) mostra che i rendimenti dei fondi pensione superano la rivalutazione del Tfr.

Per incentivare l’investimento dei fondi pensione in attività private italiane, si potrebbe rimodulare la fiscalità di vantaggio che è stata concepita per i PIR e poi estesa agli investitori previdenziali, che non sottopone a tassazione i rendimenti degli investimenti effettuati in imprese italiane anche se si tratta di una normativa di non semplice interpretazione ed applicazione.

“Una semplificazione dei criteri e un ampliamento dell’area di applicazione a classi di attività quali il private debt – affermato Maggi – incentiverebbero ulteriormente i fondi pensione negoziali a impegnarsi in questa tipologia di investimenti. Sempre sul fronte fiscale, ha aggiunto il Presidente di Assofondipensione, sarebbe utile una semplificazione con il superamento del meccanismo del pro-rata per gli iscritti ante 2007 e della tassazione dei rendimenti sul “maturato” in favore del criterio del “realizzato”. Si dovrebbe cambiare anche l’offerta delle prestazioni pensionistiche per gli iscritti aderenti alla previdenza complementare, dal momento che le rendite vitalizie sono poco appetibili. Non ultimo si dovrebbe permettere ai lavoratori che hanno visto confluire il Tfr presso il Fondo Tesoreria dell’Inps, in quanto dipendenti di aziende con organico con più di 50 dipendenti, di poterlo versare ai fondi pensione come “Tfr pregresso”, in caso di successiva adesione, superando così la discriminazione ad oggi esistente con i lavoratori delle aziende con meno di 50 dipendenti.

Infine è una nuova campagna informativa, per favorire maggiormente l’iscrizione e dei lavoratori più giovani sin dall’inizio del percorso professionale, anche nei periodi di precariato.

Fonte: Quifinanza