Nell’incontro del 30 agosto 2017 Il Ministro Poletti ha  ricordato che il
quadro delle risorse disponibili sarà più chiaro il 20 settembre, dopo la presentazione
della Nota di aggiornamento del Def, e che il disegno di legge di bilancio
dovrà essere approvato dal Consiglio dei Ministri entro la metà di ottobre, scadenza
questa che determina anche la cornice temporale del confronto sindacale.
Il Ministro ha poi sottolineato che nonostante ci siano delle priorità  come l’ occupazione
giovanile, investimenti  ecc…
il tema della previdenza rimane comunque un punto da affrontare.
Sui giovani e di coloro
che sono interamente nel sistema contributivo, il Ministro ha proposto la modifica
dell’attuale limite di  1,5 volte l’assegno sociale previsto dalla legge Fornero, portandolo all’1,2.
Questo amplierebbe la platea di coloro che potranno beneficiare dell’uscita all’età di 66
anni e 7 mesi, rispetto ai 70 anni e 7 mesi attualmente previsti per chi non raggiunge
quel livello di pensione minima, livello che pertanto passerebbe dagli attuali 672 euro
(1,5 volte assegno sociale) a 537 euro (1,2 volte l’assegno sociale).
Un’altra modifica che il Ministro ha proposto, per supportare il problema delle nuove
generazioni, è quella di aumentare la cumulabilità tra pensione sociale e pensione
contributiva, considerando come reddito per il diritto all’erogazione della pensione
sociale, solo il 50% del reddito di pensione percepito (modificando i 2/3 attualmente
previsti dalla Legge Dini). Questa operazione, che si computerebbe tutta nella spesa
assistenziale, potrebbe permettere, secondo i calcoli dell’Esecutivo, un reddito di
pensione (contributiva e sociale) pari a circa 650 euro mensili.
Rispetto all’altro punto all’ordine del giorno, quello della previdenza complementare, il
Ministro ha richiamato la disponibilità ad intervenire con una norma che favorisca
l’incremento delle adesioni (eventualmente anche attraverso lo strumento del silenzio
assenso) ma sulla base e a sostegno di eventuali intese della parti sociali, escludendo
però di procedere in tal senso nel pubblico impiego. Il Ministro ha inoltre dichiarato la
disponibilità di equiparare la tassazione relativa alla previdenza complementare dei
dipendenti pubblici a quella prevista per i privati, mentre per quanto concerne il favorire
gli investimenti dei Fondi previdenziali nell’economia reale, la posizione espressa ha
rimarcato più le difficoltà e la mancanza di strumenti che possibili ipotesi di lavoro.
E’ stata inoltre proposta una modifica/allargamento della Rita, strumento oggi legato
all’Ape volontaria, che potrebbe divenire più flessibile, con un utilizzo svincolato dai
tempi di maturazione del diritto alla pensione, e prevedendo un alleggerimento fiscale sul
TFR o su eventuali ulteriori “buonuscite” erogate dalle aziende, se volontariamente
destinati dal lavoratore alla Rita.
Sull’adeguamento del requisito pensionistico all’aspettativa di vita, che rischia di far
crescere il requisito pensionistico di 5 mesi dal 01 gennaio 2019 (secondo le
anticipazioni dell’Istat), il Ministro ha ribadito di voler aspettare i dati ufficiali
dell’Istat.
Per quanto riguarda l’ampliamento delle adesioni ai fondi di previdenza complementare,
i sindacati hanno ribadito la necessità di una norma che, seppur discussa e possibilmente
condivisa da tutte le parti sociali, sia comunque esigibile e che coinvolga tutti i settori e
i Fondi, anche quelli del pubblico impiego, rispetto al quale si è  apprezzato la
disponibilità a realizzare la parificazione fiscale sulle risorse accantonate ai Fondi.
Relativamente al tema dell’innalzamento dell’età di pensionamento le OOSS hanno
riconfermato la richiesta di bloccare con una legge l’automatismo, sulla base delle
ragioni che attengono l’insostenibilità sociale di un ulteriore e rilevante incremento,
l’esigenza di favorire un ricambio generazionale nel mercato del lavoro e considerando
che il nostro sistema previdenziale è già oggi in Europa il più penalizzante per i
lavoratori (anche perchè il rapporto con la speranza di vita pesa due volte, sia in termini
di allungamento dell’età che di abbassamento dei rendimenti pensionistici).
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Al termine dell’incontro sono state fissate altre date ( il 7 e il 13 settembre) per il
proseguimento del confronto sulle altre questioni previste per la Fase 2 (la rivalutazione
delle pensioni in essere, il lavoro di cura e delle donne, la verifica sulla gestione
dell’Ape sociale e Precoci). E’ stato chiesto infine anche una verifica sulla gestione
dell’ottava salvaguardia e di opzione donna, ritenendo necessaria una definitiva
risoluzione delle residue problematiche aperte.