Secondo lo studio Wills Towers Watson, tra il 2005 e il 2015, i fondi pensione a contribuzione definita (DC), hanno registrato un ritmo di incremento annuo molto più alto rispetto a quelli  a benefici definiti (+3%). Di conseguenza, i fondi DC ora sfiorano il 48% degli asset dei fondi pensione globali. Gli investimenti in strategie alternative – soprattutto nel settore immobiliare e, in minor misura, in hedge fund, private equity e commodities – sono cresciuti dal 5% nel 1995 sino al 24%. Hanno aumentato la loro esposizione ad asset alternativi soprattutto il Canada (dal 14 % al 27%), il Regno Unito (dal 7% al 18%), la Svizzera (dal 18% al 29%), gli Stati Uniti (dal 17% al 27%) e il Giappone (dal 3% al 9%). In calo, per contro, il peso degli asset investiti in azioni del mercato domestico (dal 65% del 1998 al 43% del 2015), a favore di una maggiore globalizzazione dell’esposizione azionaria. Le differenze tra i diversi mercati sono  significative: i fondi pensione Usa continuano ad investire quasi due terzi dei portafogli in azioni domestiche (63% nel 2015), i fondi canadesi e svizzeri vi investono rispettivamente il 25% e 35%, mentre l’esposizione dei fondi inglesi e’ piu’ che dimezzata rispetto al 1998, arrivando fino al 35%. Il 2016 e’ iniziato con una fase di mercato altamente volatile e con perdite significative in Gennaio, riflettendo l’incertezza sulla crescita e sui rischi geo-politico.