L’aspettativa di vita degli italiani, Si tratta La speranza di vita è quell’indice che stabilisce alla nascita ed in alcuni paesi al pensionamento, il numero medio degli anni di vita di un individuo all’interno di una popolazione. Quest’indice dal dopoguerra in poi è costantemente cresciuto. Ora per la prima volta nella storia del nostro Paese, è in calo.
A certificarlo è l’ultimo rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane presentato il 26 aprile 2016. Secondo l’Osservatorio il fenomeno è collegato alla riduzione della prevenzione. «Il calo è generalizzato, normalmente un anno ogni quattro anni è un segnale d’allarme. Anche se dovremo aspettare l’anno prossimo per vedere se è un trend. Siamo fanalino di coda nella prevenzione nel mondo, e questo ha un peso», ha spiegato il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio.
In Italia la spesa per la prevenzione ammonta a circa 4,9 miliardi di euro e rappresenta il 4,2% della spesa sanitaria pubblica totale, rispetto alla previsione  per la prevenzione del Piano sanitario nazionale che è del 5%. Lo 0,8% in meno corrisponde a  930 milioni di euro spesi per la prevenzione.
Nel dettaglio, la speranza di vita alla nascita in Italia nel 2015 è stata di 80,1 anni per gli uomini e 84,7 anni per le donne. Nel 2014 i due indicatori erano più alti, pari a 80,3 anni per gli uomini e 85 per le donne. L’andamento discendente ha interessato tutte le regioni italiane, pur in presenza di livelli differenti qualitativi nelle prestazioni sanitarie. Le regioni più in difficoltà sono quelle del Meridione e lo scenario è certamente aggravato dalle ripercussioni della crisi economica sulla qualità della vita dei cittadini.
Le migliori aspettative di vita sono a Trento, dove si riscontra la maggiore longevità sia per gli uomini sia per le donne, con l’asticella fissata rispettivamente a 81,3 e 86,1 anni.
La Campania, invece, è la regione dove la speranza di vita ha i livelli più bassi: 78,5 anni per gli uomini e 83,3 per le donne. La Campania, però, è anche la regione più giovane d’Italia, grazie ad un’alta natalità .
Già lo scorso febbraio l’Istat aveva anticipato questo  trend.
Per quanto riguarda poi la riduzione dell’aspettativa di vita, questo si traduce anche in un  peggioramento delle condizioni di vita.
Esiste una correlazione con la riduzione della spesa sanitaria anche se i nuovi  LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) daranno risposta alle criticità sin qui registrate. Secondo un’ indiscrezione si pensa di istituire  una Commissione Nazionale LEA con il compito di rivedere e aggiornare i LEA su base annua, senza continuo ricorso alla necessità di un intervento della politica e dell’esecutivo, con l’intento di evitare che si ripeta quanto già si è verificato in merito al mancato aggiornamento degli stessi LEA, fermi al 2001.
Spesa privata
A fronte di una spesa pubblica per sanità in discesa, cresce la spesa privata, più di 30 miliardi di euro secondo le stime di Itinerari Previdenziali, e, ancora allo stato, gli italiani risultano poco propensi a rivolgersi a intermediari ai fondi integrativi.
Gli italiani una parte, la maggioranza  per risparmiare il ticket rinunciano a curarsi, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria, mentre l’altra parte, poiché non ha nessuna polizza integrativa e non può aspettare i tempi lunghi della sanità pubblica, pagano “di tasca propria” il 18% della spesa totale, oltre 500 Euro pro capite. La sensazione degli italiani rispetto allo stato sociale non è positiva: il 53,6% dichiara che la copertura garantita dal sistema di welfare pubblico si è ridotta rispetto al passato tanto che, lo scorso anno, hanno pagato molte delle spese che un tempo venivano .date dal servizio sanitario nazionale.
Non è cosi che si alleggerisce il peso (economico sul welfare e pensioni). Sulla sanità abbiamo visto. L’effetto si ripercuote anche sulle pensioni in quanto la speranza di vita è una delle componenti essenziali che regolano il meccanismo delle pensioni, sia per quanto riguarda l’ammontare che per quanto riguarda l’uscita dal lavoro. Ora quelli sono micro segnali è vero, ma registrano comunque un’inversione di tendenza di cui bisogna tener assolutamente conto.