All’ultimo minuto con un comunicato del Ministero del Lavoro viene annunciato il previsto incontro conclusivo di domani 21 settembre 2016 sulla modifica di alcune norme sulle pensioni. Secondo  il ministro Giuliano Poletti. “Questo ci consente di fare un approfondimento ulteriore”. Ma la nuova data non è sicura. “Nulla è stato ancora fissato”. Anche perché il 27 è il giorno cruciale della nota di aggiornamento al Def, il documento di economia e finanza, a meno che il governo non decida di anticiparla di qualche ora. Nella nota ci saranno tutte le nuove cifre dell’economia italiana: il Pil rivisto al ribasso per quest’anno e il prossimo, (dalle stime ottimistiche di primavera, +1,2% e +1,4% rispettivamente), il deficit al rialzo, il debito forse stabile e non al ribasso come auspicato.
Per il governo il rinvio è stato chiesto dai sindacati, mentre questi rimbalzano le responsabilità affermando che è il governo ad avere “problemi tecnici”. In realtà non è stato ancora approntato un testo scritto anche se come bozza né cifre e proiezioni  proiezione – da mettere sul tavolo, come richiesto da tutti e soprattutto dalla Cgil. Dopo tante discussioni e indiscrezioni sui giornali che hanno fatto paginate intere con minuziosi dettagli il governo non ha ancora messo nero su bianco quali soluzioni adottare l’uscita flessibile dei lavoratori e quali misure inserire nella legge di Bilancio per sostenere le pensioni più basse. Negli ultimi tre mesi si è parlato di tutto. Fino ad arrivare alla conclusione, avallata dallo stesso governo, che le risorse a disposizione sono due miliardi (la Uil ne chiedeva due e mezzo): uno per i pensionandi (con l’Ape, il prestito pensionistico, e gli aiuti ai lavoratori precoci e impiegati in attività usuranti) e un altro miliardo per i pensionati (quattordicesima ampliata e no tax area innalzata, meno probabili 80 euro e aumento delle minime).