Si parte sempre dall’APE, cioè dal prestito pensionistico che garantirà un anticipo dell’età pensionabile, dal prossimo anno, di 3 anni e 7 mesi rispetto agli attuali requisiti per la pensione di vecchiaia. Uomini e lavoratrici del pubblico impiego potranno accedervi se in possesso, quindi, di almeno 63 anni; che scendono a 62 anni per le lavoratrici dipendenti del settore privato e a 62 anni e 6 mesi per le autonome e parasubordinate. Dal 2018, con lo scatto dell’ultimo adeguamento dei requisiti tra uomini e donne previsto dalla Legge Fornero, anche le lavoratrici dipendenti o autonome del settore privato potranno accedervi al compimento dei 63 anni di età.
Lo strumento però potrebbe essere ulteriormente flessibile in quanto ciascun lavoratore potrà farsi anticipare solo una porzione del proprio assegno pensionistico: il 100 per cento, la metà, un terzo, a seconda delle esigenze personali. In modo da poter soppesare la rata di restituzione del prestito, che resterà ventennale e, quindi, la sua convenienza. Potrà ad esempio prendere il 50% di Ape e aggiungere un 20% tramite la previdenza integrativa che potrà anch’essa essere riscossa in anticipo da chi nel corso della propria vita lavorativa l’ha stipulata. In questo modo l’importo dell’assegno anticipato (APE) sarà minore e, di conseguenza, sarà più bassa anche la rata di restituzione del prestito. Il lavoratore potrà quindi tagliarsi a proprio piacimento l’importo della rendita pensionistica anticipata sino al compimento dell’età pensionabile magari integrando ulteriori redditi da lavoro che potrebbe svolgere durante questo periodo.