ADEPP AFFIDERÀ A UN OPERATORE ESTERO IL COMPITO DI INVESTIRE IN OPERE PUBBLICHE ITALIANE MA IL QUADRO NORMATIVO È INCERTO E NON PIACE ILFATTODIESSEREASSOGGETTATI AL CODICE DEGLI APPALTI CHE RISCHIA DI ALLUNGARE I TEMPI PER LA SELEZIONE DEI GESTORI.
Roma L’ investimento in infrastrutture, sia sotto forma di strumenti di debito che di capitale, presenta caratteristiche molto interessanti per investitori istituzionali come fondi pensione e casse di previdenza. Sono investimenti di lunga durata, per naturapoco liquidi, ma che generano rendimenti stabili nel tempo, poco volatili e poco correlati con le altre attività finanziarie tradizionali. Diversamente da quanto avviene in altri paesi, soprattutto in quelli anglosassoni, questi investimenti non sono ancora molto presenti nei portafogli delle casse di previdenza italiane: a fine 2015, secondo le analisi di Itinerari Previdenziali, la quota investita dalle casse dei liberi professionisti in Oicr alternativi specializzati in infrastrutture ed energie rinnovabili ammontava a 253 milioni, solo lo 0,4% dell’attivo patrimoniale complessivo. L’interesse per questa tipologia di investimento è, tuttavia, in crescita: l’ultima indagine annuale svolta da Itinerari Previdenziali rivela che tra gli intervistati che intendono introdurre nuovi prodotti all’interno dei propri portafogli di investimento, più di un rispondente su quattro investirà in fondi alternativi legati alle infrastrutture. Non aiuta, tuttavia, un quadro normativo in evoluzione, ovvero ancora incerto. Si è in attesa del decreto ministeriale con le disposizioni in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti previdenziali, disciplina oggetto di diverse critiche da parte delle casse. Non piace, ad esempio, il fatto
di essere assoggettati al codice degli appalti, norma che allungherebbe i tempi per la selezione dei gestori e ne ridurrebbe anche la platea, visto che non tutti, in particolare quelli esteri, accetterebbero una normativa nazionale così stringente; non piace nemmeno una disciplina basata su tetti, limiti e divieti, poco compatibili con le realtà dei mercati finanziari. C’è poi attesa per il disegno di legge recante il Testo Unico in materia di enti previdenziali privati; tra gli interventi ipotizzati la revisione dell’aliquota dei rendimenti, dall’attuale 26% si passerebbe al 20%, così da renderla omogenea con quella dei fondi pensione, e sgravi fiscali per gli utili derivanti da investimenti finanziari nell’economia reale. Qualcosa per la verità è già stato fatto per favorire questo tipo di investimenti: per enti di previdenza obbligatoria e casse di previdenza private la Legge di Stabilità 2017 prevede l’esenzione sui redditi di natura finanziaria derivanti da investimenti in azioni o quote di imprese residenti fiscalmente in Italia, ovvero in quote di Oicr che investono in questi strumenti finanziari, a condizione che siano detenuti per almeno cinque anni e per un ammontare massimo del 5% dell’attivo patrimoniale. In attesa delle novità normative, le casse di previdenza riunite nell’Adepp si sono portate avanti: si apprestano a lanciare un fondo da almeno 500 milioni che investirà in infrastrutture italiane e la cui gestione sarà affidata a una società estera specializzata. Gli investimenti dovrebbero riguardare sia progetti greenfield, i progetti totalmente nuovi, che quelli brownfield, l’acquisto di iniziative già operative; i settori di intervento spazieranno dai trasporti all’energia rinnovabile e alle reti di trasmissione, con una preferenza per progetti dal profilo di rischio contenuto.