Secondo l’Ocse, i giovani italiani andranno in pensione a 71 anni Sarà l’eta’ di ritiro dal lavoro piu’ alta dell’Ocse, dopo quella dei danesi che dovranno attendere fino ai 74 anni e sarà sopra la media dei Paesi industrializzati, stimata attorno a 65,5 anni .
In pensione a 71 anni e 2 mesi. E’ la prospettiva – secondo i calcoli dell’Ocse – per il ventenne italiano che ha iniziato a lavorare nel 2016, se avrà una carriera lavorativa senza interruzioni e se saranno applicate le attuali regole. Sarà l’eta’ di ritiro dal lavoro piu’ alta dell’Ocse, dopo quella dei danesi che dovranno attendere fino ai 74 anni e sarà sopra la media dei Paesi industrializzati, stimata attorno a 65,5 anni. Secondo il rapporto Ocse ‘Uno sguardo alle pensioni’, d’altro canto, l’Italia e’ uno dei Paesi che attualmente dedica piu’ risorse alle pensioni, ha una delle eta’ effettive di pensionamento piu’ basse ed e’ uno dei Paesi piu’ sfavoriti dall’andamento demografico, con il tasso degli ‘over-65′ destinato a impennarsi nei prossimi decenni rispetto alla popolazione in eta’ lavorativa. Un quadro che nell’Economic Outlook semestrale pubblicato la scorsa settimana ha indotto l’Ocse a raccomandare all’Italia di non toccare le norme sulle pensioni in vigore, in particolare il legame con l’aspettativa di vita. Nel 2013 la spesa per le pensioni in Italia era pari al 16,3% del Pil (14% in termini netti), inferiore solo al 17,4% della Grecia, pari a quasi il doppio della media Ocse (8,2%) e in aumento di quasi il 21% rispetto al 2000.
Per effetto delle riforme, l’incidenza nel tempo è destinata ad attenuarsi, scendendo al 15,3% nel 2020 e al 13,8% nel 2060, ma restando sopra la media Ocse. Intanto, da sola la spesa per le pensioni assorbe un terzo della spesa pubblica italiana (32% contro il 18% Ocse). Non solo, il tasso di contribuzione previdenziale, pari al 33% (9,2% da parte del dipendente e 23% da parte del datore di lavoro), e’ il piu’ alto dell’intera Ocse (media 18,4%), Attualmente, in Italia l’eta’ normale di pensionamento, in media 66,6 anni per gli uomini e a 65,6 anni per le donne secondo il rapporto, supera gia’ la media dell’area Ocse (64,3 e 63,4 anni rispettivamente) ed e’ la quarta piu’ elevata tra i Paesi industrializzati, alle spalle dei 67 anni che accomunano Norvegia, Israele e Islanda. L’eta’ effettiva di pensionamento in Italia e’, pero’, decisamente sotto la media: 62,1 anni per gli uomini di 61,3 anni per le donne, tra le piu’ basse dell’area Ocse contro le medie di 65,1 e 63,6 anni rispettivamente (con Paesi come la Corea, il Giappone o il Cile in cui si continua a lavorare fino a 70 anni o piu’, ben oltre l’eta’ legale di pensionamento). Non che in Italia non ci siano state evoluzioni nel senso di una maggiore permanenza al lavoro: la pensione anticipata e’ calata dal 17,3% del totale delle pensioni di vecchiaia del 2006 al 10% del 2014, una delle flessioni piu’ nette dell’Ocse (la seconda dopo l’Irlanda) e il tasso di occupazione dei 55-64enni, che era del 27,7% del 2000, nel 2016 in Italia era salito al 50,3%, sempre sotto le medie Ocse (44% e 58,4% ), ma con un incremento di 22,7% decisamente piu’ ampio della media. Considerata comunque l’attesa di vita, che in Italia e’ tra le piu’ elevate dell’Ocse, una donna nella Penisola che ha lasciato il lavoro nel 2016 a 61,3 anni puo’ aspettarsi 25,6 anni di vita da pensionata, il terzo dato piu’ alto dell’Ocse e un uomo quasi 22 anni. Guardando avanti, tenuto conto della basso tasso di fertilita’, ossia dei pochi figli che si fanno in Italia, il tasso di dipendenza degli anziani, inteso come rapporto tra le persone nella fascia di eta’ oltre i 65 anni e la popolazione in eta’ lavorativa (15-64 anni) che nel 1950 era del 14,3%, nel 2000 era al 29%, nel 2016 era salito al 37,8% (Ocse 28%), nel 2050 – in base al rapporto – raddoppiera’, toccando il 72,4% (Ocse 53%), uno dei piu’ alti dell’area industrializzata.
L’Italia è e resterà di gran lunga uno dei Paesi piu’ vecchi dell’Ocse. Al tempo stesso – altro aspetto su cui si sofferma il rapporto – attualmente gli anziani hanno redditi complessivi in Italia ( da pensioni, lavoro o altre entrate) mediamente elevati: sono pari al 98,9% della media dei redditi nazionali se si considerano tutti gli over-65, ma raggiungono il 105,7% nella fascia 65-75 anni (Ocse 93%), per poi calare al 91,5% per gli over-75 (dove le donne che hanno di soliti redditi piu’ bassi, sono piu’ numerose degli uomini). Il tasso di poverta’ degli anziani in Italia risulta cosi’ attorno al 9% , minore del 13,7% medio nazionale e inferiore soprattutto a quello dei bambini e dei giovani, i soggetti piu’ colpiti dalla crisi da cui i pensionati sono stati relativamente riparati, come ha recentemente sottolineato la stessa Ocse. In base ai modelli dell’Organizzazione, , comunque, i sempre piu’ attempati pensionati italiani potranno contare su pensioni con tassi di sostituzione (ovvero la proporzione rispetto al reddito da lavoro) tra i piu’ favorevoli. Il tasso lordo di sostituzione e’ indicato all’83% per tutti i tipi di reddito, il terzo piu’ alto dell’Ocse dove il tasso medio e’ del 58,7%. Il fisco, inoltre, e’ piu’ clemente con le pensioni rispetto ai salari: la tassazione e’ al 29% sul reddito medio da lavoro, al 20% sulla pensione al tasso di sostituzione medio e del 23% sulla pensione di importo uguale al reddito medio da lavoro. Il tasso netto di sostituzione in Italia risulta cosi’ del 93% per i redditi piu’ bassi, del 93,2% per i redditi medi e del 93,8% per i piu’ alti. Si tratta dei tassi netti tra i piu’ elevati dell’intera Ocse, soprattutto per i redditi alti e si confronta con le medie dell’area del 73,2%, del 62,9% e del 58,9% rispettivamente. La ricchezza pensionistica lorda, che include l’attesa di vita e l’indicizzazione delle pensioni, in Italia e’ pari a 13 volte i redditi annuali individuali medi per gli uomini e a 15 volte per le donne, al di sopra delle medie Ocse che sono rispettivamente 9,9 e 10,9. La ricchezza netta ammonta, invece, per l’Italia a 14,9 volte i redditi individuali annuali per gli uomini e a 16,9 per le donne per un reddito medio contro 11,8 e 13,1 volte della media Ocse. Il Paese con la maggiore ricchezza, anche nel caso dei pensionati, e’ il Lussemburgo, dove il dato lordo e’ pari a 22,4 volte per gli uomini e 24,5 volte per le donne. E nel Granducato l’eta’ di pensionamento e’ – e restera’ – 60 anni.
Fonte Rainews