“I costi di ‘Quota 100’ raggiungeranno una spesa non superiore a 23 miliardi, molti di
meno quindi rispetto ai dati circolati in questi giorni”. È quanto emerge da un’analisi
della Cgil e dell’osservatorio Previdenza della Fondazione di Vittorio, basata sui dati Inps,
dove viene presa in esame ‘Quota 100’ nell’intero periodo di vigenza.
“Avremo un risparmio considerevole rispetto alle risorse stanziate in legge di Bilancio”
avverte Ezio Cigna responsabile previdenza pubblica della Cgil nazionale, che spiega:
“nel triennio verranno risparmiati 9 miliardi e 615 milioni (2 mld 258 mln nel 2019; 3 mld
924 mln nel 2020; 3 mld e 432 mln nel 2021). Tale risparmio sarà dovuto a un
coinvolgimento di solo il 35% della platea stimata dal precedente Governo, ossia
341.266 anziché 973mila”.
“È evidente quindi – sostiene il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli – che
le previsioni della Ragioneria generale dello Stato sono sovrastimate e che la misura,
per il minore e limitato impatto sui conti pubblici, è ampiamente sostenibile”.
Per il dirigente sindacale ‘Quota100’ è “una misura parziale e insufficiente e quindi, a
maggior ragione, non possono essere utilizzati dati o analisi evidentemente forzati
per operare ulteriori interventi restrittivi sulla previdenza. Quest’ultima invece necessita
di una riforma organica complessiva che superi la legge Fornero lasciata purtroppo
inalterata dal precedente Governo”.
“È necessario quindi che, sulla base delle proposte contenute nella Piattaforma unitaria
che Cgil, Cisl e Uil hanno presentato all’ex Esecutivo, venga fatta una riforma
previdenziale per garantire una flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni,
prevedendo interventi che tengano conto della condizione delle donne, dei lavoratori
discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi e usuranti, e venga introdotta una
pensione contributiva di garanzia per i più giovani”, conclude il segretario confederale
della Cgil Roberto Ghiselli.

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