Piani Individuali Pensionistici: una scelta per la pensione integrativa

iani Individuali Pensionistici: una scelta per la pensione integrativa. Partiamo dall’inizio. Cosa sono i Piani Individuali Pensionistici, abbreviati in PIP? Sono una forma di previdenza integrativa. E lo sono insieme ai fondi pensione chiusi ed a quelli aperti. Numericamente, sono la scelta più importante. Esistono 78 PIP, al momento, che gestiscono 26 miliardi di euro di risparmi. Entriamo nel dettaglio dei PIP, e vediamo come possano essere una scelta per la pensione integrativa.
Innanzitutto, chi li gestisce? Esclusivamente le compagnie assicurative. Perché? Perché sono sottoscritti sotto forma di polizze vita. Per la precisione di ramo I (quelle tradizionali) o di ramo III (le unit-linked). Il patrimonio del PIP è interamente distinto da quello della compagnia che li propone. Questo perché il fine sociale, cioè quello pensionistico, deve essere preservato sempre e comunque. A questo proposito i PIP sono, infatti, intoccabili.

Il PIP, però, è diverso dalla polizza vita tradizionale. Lo è in quanto eroga una rendita come pensione integrativa al momento del pensionamento. Ovviamente l’ammontare di tale pensione è costituito da quanto versato nel PIP nel corso degli anni e dagli interessi accumulati dall’investimento nel corso dello stesso tempo.
Differenze con i fondi pensione

I PIP sono a tutti gli effetti dei fondi pensione, in tutto e per tutto. Le uniche differenze stanno in chi li gestisce e in chi può sottoscriverli, cioè chiunque, indipendentemente dalla situazione lavorativa. I PIP sono esclusivamente individuali. Inoltre non raccolgono adesioni da associazioni di categoria. Ad un PIP si può iscrivere anche un figlio minore. O uno studente, oppure anche il proprio coniuge. La cosa, tra l’altro, ha anche vantaggi fiscali per entrambi. Per goderne, però, l’altra persona deve essere a carico del contraente.

Importo e frequenza dei contribuiti sono decisi liberamente. C’è anche assoluta libertà di modifica o sospensione del PIP. Se l’aderente è un lavoratore dipendente, può versare nel PIP il proprio TFR, invece di lasciarlo in azienda. I versamenti sono poi investiti dall’impresa assicuratrice. A seconda del piano scelto, il contraente si orienta verso gestioni di tipo azionario, obbligazionario, bilanciato o garantito.
Deducibilità fiscale dei contributi
Come per altre forme di previdenza integrativa, anche qui abbiamo un importante vantaggio fiscale. Cioè la deducibilità dal reddito dichiarato ai fini IRPEF dei contributi versati annualmente nel PIP, entro il limite massimo di 5.164,57 euro all’anno. Non solo, ma la tassazione sui rendimenti, in un PIP, è al 20% e non al 26%. E, ancora, aliquota agevolata del 15% massimo sulla pensione integrativa rispetto alle normali aliquote IRPEF applicate ai redditi complessivi (tra il 23% e 43%). Questa aliquota viene ridotta di 0,30 punti percentuali dopo il quindicesimo anno di partecipazione al PIP, per un massimo di 6 punti percentuali di riduzione.

Quando, infine, si matura il diritto alla pensione di vecchiaia, il capitale accumulato nel PIP viene convertito in rendita vitalizia. L’iscritto, però, può ottenerne fino al 50% in un’unica tranche, se preferisce.

fonte: proiezionidiborsa.it