Eiopa: la pandemia, la guerra e l’inflazione riducono i rendimenti della previdenza complementare

In linea con la richiesta della Commissione Europea di monitorare e rendicontare regolarmente i costi e le prestazioni della previdenza complementare, l’EIOPA, l’Autorità di vigilanza europea dei prodotti assicurativi e previdenziali, lo scorso 5 aprile 2022 ha presentato un rapporto sulle performance comparativa e dei costi dei prodotti vigilati.
Per la compilazione di questo rapporto, l’EIOPA ha seguito una metodologia concordata, analizzando l’andamento dei costi e le prestazioni rispetto ai cinque anni precedenti (dal 2016 al 2020). La metodologia si basa principalmente sui dati disponibili nelle informative standardizzate che forniscono le varie autorità nazionali, per l’Italia la Covip, in particolare i documenti informativi chiave (KID) relativi agli investimenti dei prodotti assicurativi e previdenziali con analisi specifiche sulla previdenza professionale (IORP), a seguito dell’attuazione degli IORP II, nonché i Prodotti pensionistici Personali (PPP).
L’interruzione causata dalla pandemia di COVID-19 nel 2020 ha fortemente colpito il mercato assicurativo e pensionistico, causando un forte rischio di liquidità e il deterioramento dei rendimenti,
che sono stati identificati come i rischi chiave, mentre le turbolenze del mercato guidate dalla volatilità, dai declassamenti obbligazionari e dalla minore distribuzione degli utili nel mercato azionario ha pesato sulla valutazione degli asset.
Le significative perdite e svalutazioni subite nella prima metà 2020 hanno influito negativamente sulla performance degli investimenti del settore mentre nella seconda metà del 2020, nonostante un’altra ondata di pandemia, c’è stato un rapido rimbalzo del mercato.
In questo contesto l’inflazione rappresenta una rilevante ulteriore fonte di rischi. Mentre nel 2020 si è ulteriormente attenuato lo shock sulla domanda e l’offerta, il deterioramento del risparmio delle famiglie e l’aumento dei tassi di disoccupazione, a prescindere dalla guerra, hanno posto le basi prospettiche di un aumento dell’inflazione ancora più marcato che riduce il potere di acquisto di chi è a reddito fisso, cioè i lavoratori dipendenti ed i pensionati.
Come effetto collaterale all’aumento dell’inflazione, nonostante inizialmente sia stata considerata  dalle banche centrali un effetto transitorio,  diminuisce l’ attrattiva per la stipula di contratti pluriennali di assicurazione sulla vita, includendo le pensioni integrative. Quindi l’inflazione finisce per  rappresentare un elemento centrale da tenere presente nell’interpretazione dei costi e delle performance passate dei  prodotti assicurativi e pensionistici.
La prolungata fase di bassi tassi di interesse, insieme alla crisi del COVID-19, hanno rappresentato un contesto di mercato sfavorevole tale che, da un lato, i consumatori sono stati scoraggiati dal basso
ritorno dei prodotti tradizionali garantiti, mentre sono stati esposti alla volatilità portata dalla pandemia e incorporata nei prodotti assicurativi. In questo contesto ibrido,  i prodotti sono stati sempre più promossi e distribuiti, essendo:
 predominante in Francia, dove sono rari i prodotti unit-linked;
 rilevante in Austria, Belgio, Germania e Italia dove tali prodotti sono rimasti in crescita.
Il prime trimestre di quest’anno vede la conferma dell’inflazione che non è più considerata come un semplice fenomeno transitorio ma qualcosa che ci accompagnerà per molto tempo e  l’allungarsi dei tempi per spiragli di pace deprime le borse con conseguente crisi dell’azionario a causa delle sanzioni e dell’incertezza dei mercati.

A conferma di quanto la situazione sia complicata, secondo l’analisi di BFF Bank, a marzo 2022, i fondi pensione obbligazionari hanno risentito dei nuovi aumenti dell’inflazione, della maggior crescita statunitense e della prima stretta della Fed, mentre gli azionari hanno beneficiato dell’irrobustimento della crescita USA.

I rendimenti dei Fondi Pensione italiani a marzo sono risultati negative, sia pure di poco. I Fondi Negoziali (FPN) in flessione dello 0,04%, quelli Aperti (FPA) dello 0,26%, trainati al ribasso dai cali dei Fondi Obbligazionari.

Ma poiché tutto poi trova nuovi equilibri, nel lungo periodo ci sono, per quelle che valgono, le previsioni degli esperti, una ripresa del comparto azionario e un arresto dell’inflazione. Questo farà un po’ tirare il fiato a tutti gli investitori istituzionali e agli scritti alle varie forme di previdenza complementare che sperano , anche stavolta, in un recupero a fine anno.