Lo scorso 4 aprile 2022 è nata a Roma un’associazione per la costituzione di un fondo di previdenza complementare per il comparto sicurezza denominata “Verso Fondo Pre.Si.Di. – APS”. L’associazione con i sindacati aderenti cofondatori SINAG, SIM GDF, UNARMA, SILMA, SILME, COSP, NSP, CIISA, hanno costituito  un fondo di previdenza complementare che prenderà il nome di Fondo pensione Pre.Si.Di (acronimo di Previdenza, Sicurezza e Difesa). Naturalmente si dovranno seguire tutte le procedure previste dalla vigente normativa ( Dlgs 252/2005 e smi) compreso il raggiungimento di un accordo con la parte datoriale, cioè il governo, che deve poi erogare il contributo dell’1% per ogni iscritto, ed ottenere, al termine del percorso, l’iscrizione alla Covip, l’Autorità di vigilanza sui fondi pensione negoziali, aperti ed sui piani pensionistici individuali, i famosi Pip.

L’iniziativa intrapresa, se non altro potrà avere un effetto di velocizzare la soluzione di un problema che si trascina fin dall’indomani della legge Dini, la n.335/95, in vigore dal 1996!
Come già avevamo scritto, fra i tanti effetti negativi che la deprecabile e sanguinosissima guerra della Russia in Ucraina, c’è stato il congelamento del tavolo delle trattative sulla ennesima riforma delle pensioni. Si pensava di arrivare ad una intesa governo-sindacati prima della presentazione del DEF che è stato approvato in Consiglio dei Ministri il 6 aprile 2022, per essere presentato poi al Consiglio Europeo.

Fra i temi previdenziali in discussione c’era anche il rilancio della previdenza complementare e forse su questo argomento si sarebbe parlato anche dei fondi pensione del comparto sicurezza che a tutt’oggi è ancora escluso dal diritto di poter costruirsi una pensione integrativa, mentre i rimanenti dipendenti del Pubblico Impiego hanno ben due fondi , uno per il personale della Scuola, il Fondo Espero, ed per i ministeriali, enti locali e sanità, il Fondo Perseo Sirio.
Rimane quindi una larga parte di dipendenti pubblici che a tutt’oggi è privo della possibilità di avere la pensione complementare. E’ quello del personale appartenente al Comparto Sicurezza. Esso comprende il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della Polizia Penitenziaria.

Per vincere l’inerzia della Pubblica Amministrazione cui compete l’istituzione del Fondo ad hoc, sono stati esperiti vari tentativi , fra cui numerosi ricorsi presentati al Giudice Amministrativo.
Con le Sentenze n. 2122/2014 e n. 2123/2014 il Tar Lazio, Sez, I bis, accoglieva un ricorso presentato, diffidando l’Amministrazione a provvedere, e successivamente, visto che non succedeva niente, nominava un Commissario ad acta.

Ma anche ciò non si rivelò risolutivo.
Sull’onda di una forte pressione specie dei sindacati confederali e di altre organizzazioni sindacali fra cui i promotori dell’Associazione, nonchè del personale interessato, inaspettatamente si è aperto uno spiraglio con la legge di bilancio 2022 (legge 234/2021) che all’articolo 1, commi 95-97 prevedono un “Fondo per interventi perequativi previdenziali per Forze armate, Forze di polizia e Corpo nazionale dei vigili del fuoco”.
Questi commi istituiscono un Fondo per la progressiva perequazione del regime previdenziale del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco In dettaglio, il suddetto Fondo, istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, è dotato di 20 milioni di euro per l’anno 2022, 40 milioni di euro per l’anno 2023 e 60 milioni di euro a decorrere dall’anno 2024 (comma 95).
La progressiva perequazione del relativo regime previdenziale, nello specifico della disposizione in esame, è previsto si realizzi mediante le seguenti misure: a) a carattere compensativo, rispetto agli effetti derivanti dalla liquidazione dei trattamenti pensionistici per il personale in servizio il giorno precedente la data di entrata in vigore del relativo provvedimento normativo; b) a carattere integrativo delle forme pensionistiche complementari.
Le risorse sopra indicate dovranno essere ripartite garantendo che almeno il 50% sia destinato alla previdenza complementare.
L’esiguità delle somme stanziate non fanno prevedere che si possa fare granché. Ma comunque segnalano un’indubbia inversione di tendenza da cogliere al volo e così ben venga anche l’iniziativa della neo Associazione “Verso Fondo Pre.Si.Di. – APS”.

C. Linguella